Politica
24.09.17 - 16:400
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43
Siccardi, "non era la legge Siccardi. Il Ticino non teme temere un cambio della sua cultura". I contrari, "vediamo uno scollamento tra scuola e società"
Dopo una campagna dai toni molto accesi, il primo firmatario esulta. "Abbiamo subito prese e in giro e offese e non ci aspettavamo un successo così grande È finita bene". I contrari si mostrano preoccupati vista la differenza di opinione fra popolo e componenti scolastiche
BELLINZONA – La civica, dopo tante discussioni, ottiene la vittoria alle urne, con un risultato netto.
È stata una campagna durissima, con numerosi “scandali” e “complotti”, dal cambio di idea di PLR e PPD, con la Lega che riteneva fosse una scelta anti leghista fino alla polemica sulla posizione del Ministro Bertoli della Commissione Scolastica, fino ai vari botta e risposta sui dicenti. I toni si sono alzati, spesso e volentieri.
Il sì, comunque, ha ottenuto la vittoria alle urne. “Toni toppo alti? Non da parte nostra, abbiamo subito delle offese, delle prese in giro, il fatto di chiamarla legge Siccardi quando è stata approvata dal Gran Consiglio, e un gruppo di promotori che ha fatto di tutto per far vincere il sì. Ma tutto è finito bene”, ha commentato ai microfoni di Radio 3iii il primo firmatario, Alberto Siccardi.
Che è davvero contento e sorpreso. “Non ci aspettavamo un successo così grande, siamo felicissimi di vedere che il Cantone non deve temere un cambio della sua cultura, quello che sarebbe avvenuto non insegnando mai la civica”.
Per contro, il Comitato del no ha fatto notare come “una parte consistente dell’elettorato ha comunque capito le ragioni del Comitato per il No alla modifica della legge della scuola che si opponeva alle modalità proposte dai promotori dell’iniziativa ed era a favore di un efficace insegnamento della civica e dell’educazione alla cittadinanza”.
“Le varie componenti della scuola – comitato cantonale dei genitori, docenti, direzioni ed esperti – si erano espresse in modo compatto contro la modifica di legge. L’esito della votazione è quindi motivo di preoccupazione, perché riflette una certa incomprensione tra il mondo della scuola e una parte della società”, ha poi aggiunto.