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21.02.18 - 15:270
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

Prima i nostri, sono subito scintille. Pinoja, "deluso dal Consiglio di Stato", Ghisla contro tutti, Farinelli chiede di "non illudere", Durisch attacca l'UDC

Per contro Tamara Merlo ricorda che "non siamo giudici ma legislatori: andiamo oltre lo status quo". Inizia il dibattito su quanto scaturito dalla Commissione ("chiesta da noi, abbiamo tolto le castagne dal fuoco", ha detto Ghisla", durissimo nel suo intervento". Mattei: "i ticinesi non vogliono fare certi lavori"

BELLINZONA – E finalmente arrivò Prima i nostri. Il pomeriggio del Gran Consiglio è dedicato a quanto è uscito dalla speciale Commissione: già nei primi interventi, in merito al rapporto Pinoja, i vari partiti non hanno risparmiato frecciate.

Il primo a prendere la parola è Gabriele Pinoja, de La Destra, e relatore “Sono soddisfatto per il lavoro svolto e per collaborazione dei colleghi: non essendo tutti del mio gruppo, per cui si poteva pensare che non collaborassero un granché. Oggi dibatteremo tutti gli atti parlamentari creati sapendo di aver fatto quasi tutto il possibile per applicare la volontà pop. La nota dolente è legata alla scarsissima collaborazione ricevuta dal Consiglio di stato. Malgrado promesse fatte c’è stata unicamente la messa a disposizione dei servizi dell’amministrazione ma poi, a parte una nota di protocollo di Gobbi, nessuna proposta, nessuna misura concreta, nessuna assunzione ai fini dell’attuazione del valore popolare. Un comportamento ingiustificato, soprattutto perché ai tempi si parlava ancora dell’applicazione del 9 febbraio, con Vitta che stava parlando del bottom up. Ho visto troppa sudditanza verso la Berna federale vi ha paralizzati. Col nostro sistema politico democratico e federalista il popolo si aspettava di più. Speriamo di iniziare a discutere senza pregiudizi”.

Il liberale Alex Farinelli ha distinto quanto uscito dalla Commissione in due parti: una che si può sostenere, ovvero norme già esistenti che si rafforzano, e una, la legge di applicazione, che illuderebbe solo. “Oggi in discussione è il margine di applicazione in relazione al diritto svizzero. O meglio, lo spiraglio, già ben specificato nel messaggio del Consiglio di Stato. Cosa è uscito dalla Commissione? Un rafforzamento di prassi già in vigore nel pubblico, nel parapubblico e verso chi si rapporta. Con qualche riserva, riteniamo che sia meglio una prassi applicata che una regola scritta, pensiamo dunque si debba dar seguito alle proposte, logiche e già applicate, che fanno si che gli operatori pubblici favoriscono uno scopo pubblico. La legge di applicazione invece si inscrive nel genere dei sogni e delle illusioni. Non siamo d’accordo di illudere i cittadini. Non sarà pagante ma è giusto. La Costituzione federale è chiara: la legislazione su entrata, uscita, dimora e domicilio stranieri compete alla Confederazione. La proposta è generica ma va respinta per rispetto dei cittadini che devono rispettare ogni giorno le nostre leggi. Non neghiamo i problemi, siamo disponibili a cercare il margine di manovra, ma siamo soprattutto chiamati a dare l’esempio rispettando le regole. Dico prima i nostri valori e leggi, inutile dichiararsi liberi, fieri e svizzeri se poi ci si sente liberi di calpestare quei valori che ci rendono svizzeri”.

Breve e deciso il leghista Boris Bignasca. “Stiamo discutendo un pacchetto che lancerebbe un chiaro segnale alla politica, agendo su un problema, riacquistando la fiducia del popolo, facendo quel che vuole, per una volta. L’iniziativa va applicata nella sua totalità. Procrastinare e ostacolare la volontà popolare non farebbe onore al Parlamento.”

Un altro membro della Commissione, il pipidino Simone Ghisla, non le ha mandate a dire. “Col lancio dell’iniziativa federale l’UDC ha scelto, dopo anni a tergiversare, l’unico estintore che può spegnere un incendio che hanno creato loro con iniziative definibili ciofeche. Lo sanno che anche i paracarri che Prima i nostri non è legale: lanciare iniziative con titoli a effetto non è il miglior modo di far politica, quando si sa che la Costituzione Federale è superiore.  C’è voluta una commissione ad hoc voluta dal PPD per togliere le castagne dal fuoco ad UDC e a Governo.  Vorrei lanciare una nota di biasimo ai leghisti: nonostante l’impegno di leoni della tastiera il contributo in Commissione è stato uguale a zero. Prima i nostri fa breccia perché il disagio dei cittadini di fronte allo sgretolamento del mercato del lavoro è palese. M aspettavo maggior impegno. Ma abbiamo una sinistra che non ha capito che il problema esiste, che firma un emendamento a un minuto a mezzanotte dove si chiede ai giovani a iscriversi alla disoccupazione per poi trovare un posto di lavoro. Abbiamo una destra che tira il can per l’aia fomentando disagio senza proporre soluzioni. E un PLR che per favorire i datori di lavoro è pronto a dimezzare le buste paga dei dipendenti.  Abbiamo una Commissione della Gestione bulimica, che pur di arrivare il più lontano possibile dalle elezioni e per togliersi il fastidio sassolino di Prima i nostri ha pensato di passare sopra la legge senza neppure sentire i vari autori degli atti: essi sono stati approfonditi? È profonda la delusione maturata in questi mesi, siamo i principali attori dell’abisso creato con cittadini. Tutti si facciano un esame di coscienza, alziamo finalmente la testa, i ticinesi lo meritano”.

“Non siamo come Beltraminelli, che chiedeva di chiedere l’assistenza solo a chi ne ha bisogno per non far salire i dati!”, ha tuonato in replica il socialista Ivo Durisch. “L’iniziativa è sintomo di una malattia della democrazia, una crisi della rappresentanza democratica e un segno dell’impoverimento della classe politica, oltre che di quella media e del mondo del lavoro. Prima i nostri è uno strumento usato consapevolmente come elemento politico per arrivare al ventre del cittadino che soffre per avere consensi elettorali, con soluzioni applicabili solo marginalmente. Si usa a piene mani l’iniziativa popolare per proporre slogan e non soluzioni, lamentandosi del fatto che non c’è la volontà di attuarli. Questo è un modo di usare le iniziative che indebolisce la politica. Abbiamo attori politici che propongono slogan, votano contro misure che vanno a favore dei loro interesse. Sono loro gli spalancatori di frontiere quando si deve difendere il segreto bancario e creare condizioni favorevoli a grosse imprese internazionali! Il programma politico è occupare l’opinione pubblica per scopi elettorali, creando un nemico che devia l’attenzione dal problema reale, ovvero l’aumento delle disuguaglianze e la mercificazione del lavoro, risultato di una globalizzazione guidata dagli interessi dei capitali”.

Per i Verdi ha parlato Tamara Merlo, che ha fatto parte della Commissione, e chiede di andare oltre allo status quo. “C’è un grave squilibrio sul mercato del lavoro. Prima i nostri è stata lanciata dopo il 9 febbraio, in conformità con l’articolo votato.  Ha ottenuto anche la garanzia costituzionale, nonostante chi avversa l’iniziativa. Si farà un gran dibattere di norme e prevalenze di norme, ma non dimentichiamo i dati reali, che le norme sono strumenti, e che è il fine da non perdere di vista. Dobbiamo ridare equilibrio, che è stato compromesso dalla libera circolazione. Le misure di accompagnamento hanno dimostrato sull’arco di tempo di non essere efficaci, anzi aiutano il dumping di stato. In attesa di togliere la libera circolazione proseguiamo verso salari dignitosi. Abbiamo la  grande responsabilità politica di continuare lungo un cammino con tutti i mezzi a nostra disposizione, anche andando oltre le strade già battute. La legge si cambia, siamo qui per farlo. Ricordiamoci che siamo legislatori, non giudici. Lo scopo è porre rimedio al grave squilibrio”.

Germano Mattei ha sottolineato come a suo avviso siano i ticinesi a non voler svolgere molte professioni, riferendosi soprattutto a quelle svolte nelle Alpi. Michela Delcò Petralli ha detto che tutti vorrebbero favorire i residenti, ma che “chiunque studia diritto sa quale è prevalente”. Massimiliano Ay del PC ha per contro attaccato chi favorisce il grande capitale, e si oppone alle misure di accompagnamento.

Manuele Bertoli ha fatto notare che ha poco senso creare delle leggi che non siano applicabili, e che i paletti sono stretti.
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