BRUXELLES – O tutto o niente. Ovvero, se vuole ottenere qualcosa dall’UE, la Svizzera deve firmare l’accordo quadro. Ha tutta l’aria di un aut aut quello pronunciato in un’intervista alla Neue Zürcher Zeitung dal commissario europeo Johannes Hahn. Che anzi rincara la dose: niente firma, niente riconoscimento dell'equivalenza della Borsa svizzera oltre la fine del 2018.
"Da parte dell'UE abbiamo sviluppato molta flessibilità e creatività per venire incontro alle sensibilità della Svizzera" e adesso è il momento di "chiudere il sacco": come a dire, la pazienza l’abbiamo avuta, ma ora sta terminando. Il riconoscimento dell’equivalenza delle Borsa per lui è un esempio.
Hahn è il principale interlocutore di Ignazio Cassis, con cui dice di aver instaurato ottimi rapporti, che però desidera portino i suoi frutti entro ottobre al più tardi, dato che il 2019 sarà un anno elettorale anche a livello europeo.
L’UE è pronta a giocare duro. Nessuna eccezione per la Svizzera in mancanza dell’accordo quadro, neppure per quanto riguarda le misure di accompagnamento alla libera circolazione. Quella usata dal nostro paese viene definita “tattica del salame”.
Per Cassis, a un anno esatto dalla sua elezione, i tempi stringono e la situazione si complica.