BELLINZONA - Ha lanciato diverse iniziative e raccolte firme a tutti i livelli e ne ha sempre lamentato le difficoltà: tante firme richieste in pochi giorni. Giorgio Ghiringhelli è da sempre portavoce dei chi chiede di creare regole meno restrittive e questa volta ha depositato presso il Consiglio di Stato una petizione per facilitare il compito a chi raccoglie firme. Ovvero, introdurre la firma elettronica.
Ecco il suo testo: “si chiede a codesto lodevole Consiglio di Stato di incaricare qualche specialista di presentare delle proposte atte a introdurre nel nostro Cantone (limitatamente alle iniziative ed ai referendum lanciati a livello cantonale) un sistema di raccolta elettronica delle firme centralizzato a livello cantonale, mantenendo parallelamente il sistema di raccolta tradizionale per quei cittadini che non disponessero di un collegamento a internet”.
Le motivazioni? Innanzitutto, le difficoltà di cui ha sempre parlato. “Il Ticino è fra i tre Cantoni che a livello nazionale chiedono il maggior numero di firme in rapporto al numero dei cittadini per la riuscita di iniziative e referendum a livello cantonale; inoltre è il Cantone che in assoluto concede meno tempo per la raccolta di firme a favore delle iniziative ed è fra quelli che concede meno tempo per la raccolta delle firme a favore dei referendum. A peggiorare notevolmente la situazione, per quei cittadini che vogliono esercitare questi diritti popolari, ha contribuito l’entrata in vigore del voto per corrispondenza sia per le votazioni (a partire dal 2005) e sia per le elezioni (a partire dal 2015). Praticamente questi diritti sul piano cantonale sono rimasti accessibili in Ticino solo ai partiti, alle associazioni, ai sindacati e ai gruppi che dispongono di una potente macchina organizzativa, di una diffusione capillare sul territorio e di ingenti mezzi finanziari”.
Anche il voto del Gran Consiglio, che ha “ampliato i termini per la raccolta delle firme, senza però ridurre il numero delle firme richieste ( che rimane di gran lunga fra i più elevati in Svizzera). Per quanto riguarda i referendum il termine di raccolta è stato aumentato da 45 a 60 giorni, quasi in linea dunque con la media nazionale che ammonta a poco meno di 70 giorni. Per quanto invece riguarda le iniziative legislative e costituzionali il termine di raccolta è stato aumentato solo da 60 a 100 giorni, e cioè ancora a un livello notevolmente inferiore alla media nazionale che si aggira attorno agli 11 mesi”, aiuta molto.
Ma se molti parlavano di voto elettronico, il Ghiro si ispira a un’intervista a Nicolas A. Rimoldi, vicepresidente dei Giovani liberali-radicali di Lucerna , il quale fa parte del Comitato che intende lanciare a metà febbraio un’iniziativa popolare federale per chiedere che il voto elettronico, il quale ha detto: “Si continua a pensare che il voto elettronico sia importante per i giovani, per la loro mobilitazione, per lo sviluppo della democrazia. Ma questo è sbagliato. Per la democrazia sarebbe importante, una rivoluzione, l’introduzione della raccolta elettronica di firme”.
“Così come è stato introdotto il voto per corrispondenza e come si vorrebbe introdurre il voto elettronico allo scopo di favorire la partecipazione dei cittadini al voto, perché non andare incontro anche alle esigenze dei promotori di iniziative e referendum modernizzando la tecnica di raccolta delle firme?”, si chiede Ghiringhelli. “Una simile innovazione giustificherebbe di mantenere l’attuale elevato numero di firme senza allungare i tempi di raccolta delle stesse, come chiedono gli avversari di qualsiasi anche pur minima agevolazione delle restrittive regole attuali. E allo stesso tempo renderebbe più accessibile ai comuni cittadini l’esercizio dei loro diritti popolari, diminuendo notevolmente i costi (oggi in gran parte destinati al pagamento dei raccoglitori di firme e alla stampa e spedizione di formulari ) e semplificando le operazioni di convalida delle firme ( a vantaggio anche degli uffici comunali preposti alla vidimazione delle firme)”.
Insomma, “in una parola si tratterebbe di modernizzare la nostra democrazia diretta così come si sta facendo nei settori delle finanze, dell’economia , dell’amministrazione e dei vari servizi”. E non ha perso tempo, spedendo la petizione al Governo.