BELLINZONA - Una provocazione? Un tentativo di scuotere le coscienze della base e dei vertici del Partitone (o ex Partitone come lo chiama lui stesso)? Una ‘pazza idea’, per dirla con Patty Pravo? O soltanto un sasso gettato nello stagno per vedere l’effetto che fa? Ma se così è, più che un sasso, quello che l’ex deputato Franco Celio lancia oggi dalle colonne de LaRegione, è un masso. Che di onde, anche d’urto, rischia di sollevarne parecchie…
È vero che l’esponente leventinese dell’ala radicale del PLR sottolinea ripetutamente l’eventualità della sua “ipotesi”. La ‘domanda delle cento pistole’ è: “Al giorno d’oggi un partito come il Plrt ha ancora motivo di esistere? In questo contesto, non dovrebbe essere tabù neppure l’ipotesi (dico bene: “ipotesi”) di un eventuale scioglimento, dato che gli “scopi sociali” all’origine della sua nascita (libertà di pensiero e di stampa, scuola pubblica, separazione Stato-Chiesa, libertà di domicilio, di impresa ecc.) sono stati sostanzialmente raggiunti. In ogni caso, meglio sciogliersi che vivacchiare dissanguandosi a poco a poco”.
E aggiunge: “A prescindere dall’eventuale scioglimento (sottolineo “eventuale”), credo che ci si debba comunque chiedere se la definizione “liberale-radicale” (che ultimamente qualcuno ha il vezzo di scrivere addirittura in una parola sola) oggi abbia ancora un significato, o se non suoni inutilmente arcaica”.
Analizzando la cocente perdita del seggio agli Stati e dei poco esaltanti risultati elettorali, Celio scrive che non tutti, nell’“ex partitone”, si rendono ben conto della gravità della crisi. Il PLR, scrive allineandosi alle critiche espresse all’ultimo Comitato cantonale dall’ex presidente Fulvio Pelli, ha evidenziato l’incapacità di mobilitare la propria base, ha presentato una lista per il Nazionale per nulla competitiva e ha assunto posizioni confuse su temi importanti come l’aeroporto di Agno o il salario minimo.
La sconfitta impone dunque ora al partito “di porsi anche domande scomode”. Delle prime due abbiamo detto. L’ultima, la terza che Celio mette sul tavolo, è “che senso ha ostinarsi a mantenere in vita un settimanale di nessun valore giornalistico come Opinione Liberale?”. E conclude: occorre chiedersi “se i dogmi dell’accordo-quadro con l’Ue e della libera circolazione (tema toccato a Locarno da Emanuele Verda) non vadano rivisti, o almeno ripensati”.