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Politica
13.02.20 - 16:120

Il PLR ripesca il bottom-up dal cilindro. "Lo riproponiamo?"

Secondo i liberali, sia in caso di disdetta della libera circolazione che di suo mantenimento delle misure sono indispensabili. "La proposta di Ambühl è ancora attuale o potrebbe essere aggiornata? Stiamo guardando cosa fanno altri paesi?"

BELLINZONA – Ricordate il sistema del bottom-up, sviluppato su mandato del Ticino dal professor Ambühl e portato avanti da Christian Vitta? Invece dei contingenti e dei tetti massimi, in alcuni casi molto eccezionali, definiti tramite indicatori socio-economici precisi, sarebbe possibile adottare diversi tipi di misure, limitate nel loro campo di applicazione e nella loro durata. Per esempio, in Ticino per i frontalieri.

Un modello variabile e pragmatico che era piaciuto a molti e che ora il PLR, a pochi mesi dalla cruciale votazione sulla libera circolazione, torna a proporre. Perché, a suo avviso, sarà indispensabile continuare a muoversi nel campo delle misure accompagnatorie, sia in caso di vittoria del sì che del no.

“Nel caso in cui il popolo svizzero accettasse l’iniziativa UDC “Per un’immigrazione moderata”, il Consiglio federale dovrà infatti disdire l’ALC e, a seguito della cosiddetta “clausola ghigliottina” verrebbero a cadere automaticamente gli accordi bilaterali I (così come cesserebbe la partecipazione della Svizzera ai sistemi di Schengen e Dublino essendo la libera circolazione il pilastro su cui poggia questa nostra collaborazione), costituendo un vero e proprio salto nel buio per la nostra economia – e non solo. Se invece l’iniziativa fosse respinta, accanto ai benefici per l’economia nazionale occorrerà continuare con una severa applicazione delle misure d’accompagnamento esistenti, sfruttando al contempo i margini di manovra per concepirne di nuove, soprattutto in un Cantone di frontiera come il nostro”, scrive infatti Alessandro Speziali, a nome del gruppo PLR.

“Per la Svizzera e in particolare per il Ticino sarebbe quindi vantaggioso trovare anche nuove soluzioni per accompagnare l’ALC, verificando gli esempi delle misure praticate o allo studio negli altri Paesi UE. A titolo di esempio, durante le recenti elezioni austriache è emerso come il Governo stia elaborando nuove misure di accompagnamento, poiché la concorrenza tra manodopera interna ed estera comporta un’eccessiva pressione su salari e condizioni di lavoro, soprattutto dai lavoratori dell’Est Europa”, prosegue l’interrogazione.

Che appunto riprende il bottom-up. “Il Cantone Ticino in passato si è già fatto promotore di un rafforzamento delle misure di accompagnamento – grazie anche a misure individuate dal DFE. Gli strumenti d aattivare dovrebbero consentire di rafforzare il nostro mercato del lavoro, con un’efficacia maggiore rispetto alle attuali misure di accompagnamento”.

E chiede al Governo:

"1. Ritiene opportuno farsi nuovamente promotore di una proposta a livello federale?

2. Quali sono i maggiori ostacoli nello sfruttamento del margine ancora a disposizione?

3. È in corso un monitoraggio da parte del Consiglio di Stato delle misure di protezione del mercato del lavoro negli altri Paesi UE? Se no, il Governo cantonale intende attivarsi in questo senso?

4. La proposta dell’ex Segretario di Stato Michael Ambühl per una clausola di salvaguardia bottom up compatibile con i bilaterali ma attenta alle situazioni particolari, è ancora attuale o potrebbe essere aggiornata?

5. In alternativa o in aggiunta a una nuova misura di accompagnamento, è praticabile un’iniziativa nell’ambito della perequazione federale degli oneri, proponendo una modifica dei parametri di calcolo maggiormente aderente alla realtà socioeconomica del singolo cantone?"

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