LUGANO – “Vogliono fare di Gandria un quartiere residenziale. Tanto a loro cosa importa se chiudono i ristoranti e i commerci”. Sono parole dure, quelle pronunciate dal candidato al Municipio di Lugano per il Movimento Ticino&Lavoro Max Bartolini. Ce l’ha coi Municipali luganesi e con i membri della Commissione di quartiere.
Bartolini ha preparato una mozione dove elenca quelli che sono a suo avviso i problemi di Gandria, un quartiere che definisce “trasandato e dimenticato. Vogliono (sempre riferendosi a Municipio e Commissione di quartiere, ndr) farlo diventare loro, chiuso. Pensi che non vorrebbero nemmeno assegnare i posti per ormeggiare le barche a chi viene da fuori”.
Ora la mozione va aggiornata con l’affaire dei parcheggi. È per questo che Bartolini è furibondo. Il tutto nasce dalla volontà di Esecutivo luganese e Commissione di quartiere di destinare una trentina di parcheggi, sui settanta disponibili, ai residenti, togliendoli di fatto a turisti e visitatori, tramite lo spostamento di una barriera. Una misura che il candidato ritiene pericolosa anche per la circolazione, ma a preoccuparlo sono gli effetti sui commercianti.
“A Gandria i parcheggi sono quelli, quando sono occupati non ce ne sono altri. Non è come a Lugano. E i residenti non hanno bisogno di ulteriori 30 posteggi, i commercianti sì. Se non si può parcheggiare, il commercio ne risentirà. In gioco ci sono almeno una quindicina di posti, con tre ristoranti”, ci spiega.
È stato coinvolto dai commercianti, avvisati per lettera qualche mese fa della volontà di spostare la barriera, dall’Associazione Viva Gandria e da una sessantina di cittadini, viste le sue conoscenze nel Municipio. Coi Municipali c’è stata anche una riunione, e Bartolini racconta di come alcuni membri (segnatamente, stando a nostre informazioni, Badaracco, Borradori e Zanini Barzaghi) parevano a favore della richiesta dei commercianti di lasciare il tutto com’è ora, mentre Michele Bertini, responsabile del Dicastero interessato dalla questione, era inflessibile. La soluzione paventata è stata quella di un test di un paio di mesi.
“Ma che senso ha?”, si chiede Max Bartolini. “Significherebbe dare dei badge ai residenti, che a loro volta dovrebbero pagare una tassa. Se il test non funziona, cosa succede, vengono ripresi i badge e ristornato quanto pagato? Non ha senso. Poi, su che basi si potrà capire se il test è positivo o no? Se pensiamo ai commerci, è sicuro che perderanno clienti”. La sua impressione è chiara: il test è uno specchietto per le allodole, una volta che verrà messa quella barriera, essa sarà permanente. C’è stata anche una raccolta di firme, con una sessantina di adesioni fra i cittadini di Gandria.
Sino ad oggi, pareva però che tutto fosse congelato. Nella cassetta delle lettere, invece, ha trovato una lettera, a firma del sindaco e del responsabile del Dicastero interessato, in cui si annuncia che il 2 marzo partirà il test.
Bartolini è furioso. “Se ne fregano dei commerci. Ripeto, vogliono fare di Gandria un quartiere chiuso, puramente residenziale”.