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19.02.20 - 16:000
Aggiornamento: 20.02.20 - 16:17

Ferrara non le manda a dire e parla di "segregazione della società per ceto e per origine, come nei campi di cotone"

La deputata torna sul voto di ieri in Parlamento sulle naturalizzazioni. "Non approfittiamo del nostro potere per umiliare chi fa più fatica. Mi chiedo se proprio tutti gli svizzeri che si credono migliori meritino il passaporto"

BELLINZONA - Il tema della naturalizzazione ha sempre toccato Natalia Ferrara, che spesso è stata protagonista di battibecchi a distanza col Mattino della Domenica per le sue origini italiane. La discussione dell'oggetto in votazione ieri in Gran Consiglio, ovvero il rapporto favorevole all'iniziativa generica di Nicolas Marioli (poi ripresa da Omar Balli e Sem Genini) che chiedeva che il criterio di rimborso delle prestazioni assistenziali percepite negli ultimi dieci anni nella Legge sulla cittadinanza ticinese e sull’attinenza comunale dovesse essere inserito nella legge per le naturalizzazioni, l'ha vista intervenire con forza: “Questa proposta manca di proporzionalità, si passa da tre a dieci anni. Vorrebbe dire abbassare la saracinesca della solidarietà. Abbiamo votato di far spegnere gli smartphone contro il bullismo, ma quanto siamo bulli coi poveri?”

Ma ancora oggi Natalia Ferrara non ha digerito il risultato ed è indignata. Dedica all'argomento un lungo e accorato post. "Responsabilità non fa rima con ricchezza. I salari più bassi, la sottooccupazione e la maggior parte delle difficoltà economiche sono proprio degli stranieri, e non perché non lavorano, anzi, ma perché, purtroppo, la maggior parte - pur lavorando! - non guadagna abbastanza", commenta.

"Vogliamo misurare la svizzeritudine coi soldi? Vogliamo davvero stabilire se una persona merita la naturalizzazione a seconda della sua estrazione sociale?", attacca poi.

"Già oggi bisogna essere integrati e potersi mantenere per accedere alla cittadinanza. Domani, con questo ulteriore inasprimento di legge, si chiederà ai poveri di restituire 10 anni di aiuti percepiti in passato pur di dimostrare che oggi meritano il passaporto rossocrociato.
Non vi sembra di esagerare? Questo approccio non punisce solo chi approfitta del sistema, punisce tutti. Ci si scalda parecchio in Ticino per una multa, il ritiro di patente, addirittura il bicchiere di carnevale... poi di fronte a segregazioni della società per ceto e per origine, neanche fossimo nei campi di cotone, troppi si appiattiscono sulla narrazione anti straniera.
È comodo pensare e giustificarsi con le frasi fatte, quelle che etichettano gli stranieri come approfittatori, furbetti e chi più ne ha più ne metta. È tanto comodo quanto pericoloso.
Ricordiamoci che anche noi svizzeri per gli altri siamo degli stranieri". Frasi forti, le sue.

Ma non è finita. "Facciamo dei distinguo, non tra ricchi e poveri, però, ma tra corretti e scorretti. E non approfittiamo del nostro potere per umiliare chi fa più fatica. Mi chiedo se proprio tutti gli svizzeri che si credono migliori meritino il passaporto".

A questo punto, probabile che il tema non si fermi in Gran Consiglio ma faccia ripartire un dibattito, sempre latente, su stranieri, svizzeri e passaporti. 

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