BERNA – Quando accadono fatti di sangue come quello di ieri a Giubiasco, che ha visto la morte di tre persone (un ex poliziotto ha sparato all’ex moglie e al nuovo compagno di lei, puntando poi l’arma contro sé stesso), i termini finiscono inevitabilmente sotto la lente d’ingrandimento.
Raccontare eventi simili è sempre delicato, per il rispetto delle vittime, delle famiglie, per le indagini in corso. Più di un media ha parlato di “delitto passionale”: il movente, pare evidente, è la gelosia.
Un termine che però non piace a molte donne e a svariate organizzazioni femministe, che hanno chiesto di parlare senza mezzi termini di “femminicidio” (nel caso presente è un duplice omicidio, oltre alla donna è stato ucciso, ricordiamo, il suo compagno).
Addirittura la questione è pronta a essere portata alle Camere Federali. “Inserire nel codice penale svizzero il termine di femminicidio piuttosto che la definizione di omicidio passionale. Raccolgo questa sollecitazione e presenterò una proposta di modifica di legge nella sessione delle camere federali di giugno”, ha annunciato Marina Carobbio.
Ma lei e Greta Gysin andranno oltre, al grido di “La violenza non va confusa con l'amore e la passione!”
“Il codice penale svizzero prevedere pene più miti se l'omicidio intenzionale (Art. 111) è passionale, ovvero commesso "cedendo a una violenta commozione dell’animo scusabile per le circostanze" (Art. 113). Questo articolo va abolito: il movente passionale non può essere considerato un'attenuante né più né meno di altri stati emotivi. Mi sto attivando con Marina Carobbio: nella sessione estiva delle camere presenteremo due iniziative parlamentari in questo senso, io al Nazionale, Marina agli Stati”, ha spiegato la deputata verde.