BELLINZONA – La scuola è cominciata da un solo giorno ed è già scattata la prima polemica. No, questa volta il Covid non c’entra. Paolo Pamini accusa la scuola ticinese di essere “rossa”, ovvero orientata a sinistra. Il motivo? Alcune pagine dell’agenda che pubblica sui social.
Si parla di ecologia e ci sono slogan come “Giù le mani dal pianeta”, “Ci siamo rotti i polmoni! Aprite gli occhi”. Un testo intero è dedicato a una studentessa belga, Anuna, che nel 2019 è diventata il simbolo della lotta al cambiamento climatico, ricevuta da diversi politici. Insomma, Greta Thunberg con uno pseudonimo, scelto perché “Anuna non si riconosce in un genere”, si legge ancora. “Preferisce essere chiamata semplicemente con il suo nome. Anuna è un nome gaelico che significa ‘Dono di Dio’, ma ha anche il significato di ‘completo’ in sanscrito”.
Pagine che non sono piaciute per nulla al democentrista Paolo Pamini. “Ecco perché non è opportuno che lo Stato produca scuola, bensì si limiti a determinare e verificare che vengano mantenute le regole del gioco. Se lo Stato pretende di produrre istruzione, ha il problema irrisolvibile dell’imparzialità. Come si evita che la scuola di Stato non diventi uno strumento di indottrinamento dei giovani cervelli malleabili da parte di frange ideologiche?”, si chiede. “Godiamoci una selezione di pagine istruttive tratte dal diario scolastico che DECS e DSS hanno pensato bene di proporre quest’anno. Se mai qualcuno avesse dubbi sull’orientamento ro$$o di alcuni funzionari dirigenti...”
E aggiunge: “Tanto per mettere la cosa in prospettiva. Pensate le reazioni della gauche caviar se il diario avesse parlato dei problemi di relazione tra Svizzera e UE, dell’importanza di gestire l’immigrazione e di assicurare che gli immigrati adottino i costumi locali. Oppure pensate se si fossero offerte pagine sulla formica laboriosa e la cicala prodiga che poi caduta in bisogno chiede alla prima parte del suo sudore (risposta gauche caviar: è scandaloso il divario di ricchezza tra cicala e formica ed è giusto dare ad ognuno secondo i bisogni). Oppure ancora sull’insostenibilità finanziaria delle assicurazioni sociali come l’AVS (o la cassa pensioni del Cantone), i cui costi andranno a cadere proprio sui giovani studentelli per pagare le pensioni ai loro padri spendaccioni”.
La discussione, ovviamente, si è subito scatenata. È intervenuto il docente indipendente Ruben Notari, per esempio. “Comunque è facile intuire come una scuola pubblica sia molto più garante di pluralismo di opinioni rispetto a una privata. Il tema è interessante, difficile insegnare senza trasmettere valori o sensibilità particolari. Ma già il fatto di avere molti docenti alle medie equilibria. Inoltre si fa molto per favorire idee diverse e contrapposte. L'importante è la capacità di argomentare. Solo la vera religione, la matematica, ci mette tutti d'accordo”.
Qualcuno fa notare come i soldi per stampare le agende, a cui gli allievi potranno porsi come vorranno, sono pubblici. E Pamini: “pensate che posso chiedere il rimborso delle mie imposte finite in questo progetto, così da poter sostenere la spiegazione di una visione liberalconservatrice ai giovani? O anche solo dei benefici dell’energia nucleare per risolvere coerentemente la questione climatica e il diritto di 7 mrd. di persone nel mondo a raggiungere il nostro benessere?”.
A dargli man forte il collega Sergio Morisoli, parlando di deriva ormai inarrestabile della scuola, che continuerà finchè lo Stato farà scuola, contraddetto da Notari che afferma di vedere una realtà scolastica viva come non mai. “Non c’è alternativa al monopolio statale e al mito della scuola unica, per allievi, genitori e docenti che vorrebbero altro senza doversi svenare finanziariamente. Tutto li, è la frase di Charles Glenn”, afferma Morisoli.
Qualche utente riprende la polemica di qualche anno fa, quando Pamini chiese lezioni di tiro obbligatorie per gli allievi. “La gauche caviar è troppo sicura di sé e non capisce quando uno fa una seria provocazione basata su fatti e tradizioni storiche per far riflettere sul rapporto tra popolazione armata e pace sociale”, replica lui.