BELLINZONA - Ticino come una grande città? Claudio Zali, in un’intervista sul Corriere del Ticino che si snoda attorno al Ceneri, alla mobilità ed anche alle conseguenze su di essa del lockdown, non pare essere molto d’accordo.
“Non c’è nulla di sbagliato. Fatico solo a immaginare un territorio così complesso, con una popolazione così complessa, come un’unica città. La galleria del Ceneri è un portale spazio-temporale. Quando per la prima volta andremo da Lugano a Locarno in mezz’ora, penseremo: “In auto sarei stato ancora a Cadenazzo”. Per me è questo il vero significato dell’opera”, afferma, aggiungendo: “Se nella Città Ticino, quindi, pur sapendo di poter arrivare in fretta ovunque, riusciremo anche a stare nel nostro quartiere, ad abitare nel Comune in cui lavoriamo, questa richiesta potrà essere contenuta”.
Perché la sete di mobilità si sta scontrando con i limiti di capacità del sistema viario e per Zali “la galleria di base del Ceneri è come un albergo in agosto: già tutto esaurito”. Si cerca di ovviare a tutto ciò con bus e treni a ogni ora, ma a un certo punto il culmine si raggiunge. E il Ministro confida che le giovani generazioni vedano l’auto in modo diverso rispetto alla sua, magari usandola in modo diverso.
Il servizio pubblico su gomma è pronto a essere ampliato, si parla del 50%, nelle zone montane, con anche collegamenti serali.
Il leghista lancia anche una riflessione, post lockdown: “esso ha creato una situazione grottesca in cui le persone, forse, vedendo un Ticino con molto meno traffico, hanno capito che ci sono delle alternative all’aumento della mobilità senza freni inibitori. Ed è un aumento che ha conseguenze anche a livello di sviluppo territoriale: in passato i Comuni non hanno certo pianificato immaginando questa situazione”.