MILANO - Per quanto dichiari di non essere organo della Lega, la Nuova Padania - giornale online nato due anni fa dalle ceneri dello storico quotidiano della Lega Nord fondato da Umberto Bossi - ha pubblicato ieri un editoriale al vetriolo contro Matteo Salvini, a firma del Direttore responsabile Stefania Piazzo e intitolato: “Vai a casa. Ma non illudetevi. Resterà attaccato al suo fortino. Se rinascerà una Lega, non sarà in via Bellerio”. Va precisato che la Nuova Padania si dichiara giornale d'approfondimento del Nord Italia, e non organo ufficiale della Lega; tuttavia, non si può non ricordare che la sua direttrice fu alla testa del quotidiano leghista già nel 2012. Insomma, sembra evidente che l’invettiva contro il Segretario del Carroccio interpreta un sentimento diffuso tra molti esponenti del partito.
È ormai un dato di fatto che il Carroccio sta scricchiolando da tempo, e il voto di domenica ne è la prova. Salvini, dunque, è sul banco degli imputati. Sono infatti molti gli esponenti leghisti - tra cui alcuni dirigenti veneti, con il governatore Luca Zaia in prima fila - a chiederne la testa. O quantomeno una seria analisi sulle cause all’origine di questa clamorosa débacle.
Una bruciante sconfitta, quella delle ultime elezioni, che non ha consentito alla Lega di raggiungere la soglia psicologica del 10%, realizzando la profezia che da tempo circolava nei corridoi di palazzo a Roma, che lo davano al massimo all’8%. Come poi in effetti è stato, un tonfo storico. Se si pensa che alle Europee del 2019 si era attestato primo partito, con il 34% delle preferenze.
Sono caustiche le parole del Direttore Piazzo: “Voleva fare il premier, si è fermato sulla spiaggia a fare il dj della prima crisi - e qui il riferimento è al caso Papeete, quando Salvini chiese pieni poteri rivolgendosi agli italiani dalla spiaggia di Milano Marittima, ndr - Tra continue promesse mancate, ribaltoni, rottamazioni dei volti storici scaricati come un tubetto vuoto di dentifricio, Matteo Salvini ha preso uno sberlone elettorale che anche uno stupido doveva immaginare...”.
“Salvini - prosegue la Piazzo nel suo editoriale - ha rottamato prima un simbolo, i progetti per cui era nato un partito, poi ha cavalcato il malessere del Sud per incamerare consenso. Ha trattato l’autonomia come si tratta la moglie cornificata. Ma dire che sia finita un’epoca è ancora presto. Perché quando sei al governo, e contribuisci a fare una maggioranza, e quindi assegni ministeri e sottosegretari e altre poltrone prestigiose, non è che molli tutto perché hai dimostrato di perdere in pochi anni tutto il Nord, il Sud, la leadership del Paese. Lo vedremo a lungo sui nostri schermi, a combattere contro le ingiustizie, a rivendicare quel che può ancora essere utile per conquistare l’attenzione dei pochi rimasti a credergli”.
Dal canto suo, il leader del Carroccio non ha mostrato segni di resa: “Non faccio passi indietro”, ha dichiarato durante il punto stampa alla sede di via Bellerio a Milano, rispondendo a chi gli aveva chiesto un commento sulla richiesta di farsi da parte, venuta dal parlamentare leghista Paolo Grimoldi e da due consiglieri regionali del Veneto. “Il mio mandato è in mano ai militanti, non a due consiglieri regionali o a un ex parlamentare. Noi abbiamo 20mila militanti, a loro rispondo. E chi è militante della Lega è stato abituato da Umberto Bossi a ragionare nelle sedi opportune, non al vento”.
E, a dimostrazione che Salvini guarda al futuro con ottimismo, ha dichiarato nella conferenza stampa di ieri: “Con Giorgia Meloni siamo pronti a governare per i prossimi cinque anni”.