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TiPress/Pablo Gianinazzi
Politica
18.10.22 - 08:560

Evaristo Roncelli lascia la Direzione del PS: “Ho deciso di non tacere”

L’esponente socialista accusa la co-presidenza: “Clima da epurazione del pensiero. È un primo passo per recuperare, insieme a molte altre persone, il diritto di esprimere liberamente le nostre opinioni”. Le dimissioni sono ad effetto immediato  


di Evaristo Roncelli*

 

Dopo la Conferenza cantonale del PS del 7 settembre mi ero promesso, nell’interesse del partito, di evitare ulteriori polemiche. Avevo perciò deciso di congelare le mie dimissioni dalla direzione. Le avevo preannunciate nel caso in cui si fosse arrivati a una lista blindata il 3 settembre, come è successo. La lettera inviata lo scorso giovedì (13.10.22) dalla copresidenza cantonale purtroppo rende le mie buone intenzioni superate.

Affermare che “una maggioranza di estrema sinistra NON si sia impossessata del Partito Socialista” significa fingere che Marina Carobbio non appartenga, come Anna Biscossa o Adriano Venuti, al gruppo di persone che nel 2010 creò l’associazione Prospettive socialiste proprio con l’intento di spostare la linea politica del PS più a sinistra. Oppure significa negare che l’attuale copresidente Fabrizio Sirica in passato fosse un membro attivo del Forum Alternativo. La copresidenza afferma che non c’è stato un solo tema all’interno su cui si sia palesata una visione divergente. Bella scoperta: questo si può dire solo se si vuole bellamente il clima da epurazione di pensiero creatosi negli ultimi anni nel PS.

Un solo esempio, tra i molti? La Conferenza cantonale del 2017: sulla riforma fisco-sociale, in un clima da stadio, volarono insulti personali nei confronti di alcuni compagni e compagne, rei e ree di non condividere un pensiero secondo alcuni sufficientemente di sinistra. In questi due anni di vicepresidenza a più riprese ho subito il peso del mono-pensiero: “se non la pensi come noi non sei un socialista”.

Quando ho provato ad esprimere la necessità di un sostegno a imprese e famiglie per il rincaro dei costi dell’energia, sono diventato “un lobbista delle aziende di carburanti”; quando ho portato un’opinione diversa sulle candidature alla lista per il Consiglio di Stato sono addirittura stato definito “persona inutile per la società”. In questo clima, è del tutto comprensibile che compagni e compagne abbiano semplicemente preferito non esprimersi, per non farsi linciare nei gremi interni o, purtroppo, anche sui social media (e non ricordo interventi della co-presidenza, allora, che invitassero se non alla pace perlomeno alla civiltà).

Anch’io, lo ammetto, su molti temi ho evitato di esprimere la mia opinione. Solo per citarne alcuni, ero contrario all’iniziativa contro l’allevamento intensivo; sono contrario ad utilizzare gli utili della BNS per l’AVS. Vado avanti? Sono favorevole a prolungare l’orario di apertura dei negozi. Stesso discorso vale per i documenti “Per un Ticino in cui vivere” o per il pacchetto di misure “per alleviare le famiglie dalle conseguenze dell’inflazione tutelando il potere d’acquisto”, dove ci sarebbero state cose da dire ma ho preferito tacere.

Accusare chi la pensa diversamente di essere “tifosi che pensano solo alle poltrone” significa cercare di distrarre l’attenzione dal vero nodo politico: aver cercato in tutti modi, sin dal principio, di portare avanti una candidatura ortodossa gradita alla dirigenza. Il tutto secondo il vecchio adagio, dal sapore un po’ sovietico, per cui chi la pensa come la dirigenza sono i buoni e gli altri i cattivi.

Bisogna domandarsi seriamente – ed è molto triste – se all’interno del partito socialista ci sia ancora spazio per una diversità di opinioni. Ad esempio, in un Cantone di 350.000 abitanti con emissioni pro capite di CO2 basse rispetto alle altre economie avanzate, ma con salari inferiori e con una disoccupazione sopra la media nazionale la priorità è l’ambiente o una sana crescita economica? Possiamo porre questioni politiche come questa senza essere tacciati di appartenere a un altro partito o senza essere invitati ad andarcene? La risposta, purtroppo, è no. A tutti gli effetti alla cosiddetta socialdemocrazia, la direzione ha concesso giusto giusto il diritto di tacere. E ora che alcuni sono stanchi di tacere, la direzione ci tratta tutti, sorpresa sorpresa, come nemici del popolo.

Siccome ho deciso di non avvalermi più della facoltà di tacere, con effetto immediato lascio la direzione del partito, come primo passo per recuperare insieme a molte altre persone, il diritto di esprimere liberamente le nostre opinioni.


* Vicepresidente dimissionario Partito Socialista

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