di Marco Bazzi
Sale la tensione politica in vista della nomina dei due procuratori pubblici che dovranno sostituire Pamela Pedretti e Marisa Alfier. Il tema sarà al centro del dibattito parlamentare di settimana prossima. Nei giorni scorsi 10 ex procuratori hanno scritto al Gran Consiglio chiedendo che le nomine avvengano unicamente in base al criterio della competenza e che i candidati scelti abbiano una sufficiente esperienza (LEGGI QUI).
La Lega intende presentare un’iniziativa parlamentare per cambiare il sistema di nomina. Una possibilità, ha detto al Corriere del Ticino il ministro delle Istituzioni Norman Gobbi, che è anche coordinatore del Movimento, sarebbe avere una direzione del Ministero pubblico eletta dal Parlamento oppure dal Popolo. Direzione che avrebbe poi il compito di nominare la sua squadra di magistrati.
Il Movimento per il socialismo ha proposto invece l’idea di nominare i magistrati tramite sorteggio tra coloro che hanno ricevuto l’idoneità dalla Commissione di esperti che valuta le candidature… Insomma, ognuno ha la sua ricetta. Fatto sta che ancora una volta le nomine dei magistrati provocano caos nella politica.
“Siamo arrivati ai titoli di coda del manuale Cencelli – ha affermato il presidente del PLR Alessandro Speziali dal Corriere del Ticino -. Questo processo di nomina non fa bene né alla giustizia né ai magistrati stessi”.
Il presidente del Centro Fiorenzo Dadò ha puntato invece il dito, definendoli vergognosi, contro “alcuni metodi utilizzati in questi giorni per infangare il nome di persone che non hanno commesso nulla di male, salvo il fatto di essersi candidate per un posto in magistratura e venir considerate idonee dalla Commissione di esperti”.
Un’opinione condivisa anche da Jacques Ducry, che vanta una lunga carriera sia in Magistratura sia in politica: “Stiamo assistendo a un gioco al massacro e chi tira le corde di questo gioco metta fuori la faccia!”, dice a liberatv.
Ducry, lei come pensa si possano risolvere i problemi che sorgono ogni qual volta si tratta di nominare un procuratore pubblico?
“Allora, c’è una Commissione di esperti, nella quale siedono magistrati o ex magistrati. La Commissione è formalmente indipendente, ma è chiaro che i suoi membri sono proposti dai partiti e rappresentano quindi diverse sensibilità politiche. Bene, io credo che per prima cosa questa commissione debba dare dei pareri vincolanti, nel senso che se ci sono due posti vacanti dovrebbe proporre due candidati, libero poi, eventualmente, il Gran Consiglio, di fare altre scelte”.
Come dovrebbe farlo?
“La commissione dovrebbe analizzare in modo approfondito le candidature, verificando l’idoneità dei candidati anche dal profilo personale e per così dire psicologico, la loro esperienza, l’esistenza di eventuali conflitti di interesse. Tenendo conto anche delle posizioni e delle sensibilità politiche. Poi, è chiaro che il procuratore mantiene la propria sensibilità ma deve essere assolutamente libero e indipendente nelle sue decisioni”.
Insomma, il manuale Cencelli per lei non è un babau? E poi c’è il problema che chi non si schiera, e magari è anche più preparato di chi invece lo fa…
“No. E mi spiego: siamo di principio tutti schierati nell’ambito di un certo fronte politico, di partito o di pensiero, in modo più o meno sfumato, quindi non credo esistano persone ‘neutre’. In ogni caso, la Commissione di esperti, che è stata istituita negli anni scorsi, deve poter garantire anche la possibilità di candidarsi a giuristi che non aderiscono a un determinato partito. Per questo dico che il suo parere dovrebbe essere più chiaro. La carica di procuratore pubblico è quella più esposta pubblicamente, ed è molto delicata perché parliamo di magistrati che sostengono la pubblica accusa e possono privare le persone della libertà. Bisogna dunque a mio parere anche conoscere le posizioni ideologiche e politiche dei candidati, così che nel Ministero pubblico siano rappresentate sensibilità diverse. Faccio un esempio: di fronte a casi di presunta istigazione al suicidio assistito, alcuni magistrati di estrazione cattolica si ricusavano, per obiezione di coscienza, e di quei dossier mi occupavo io, che ho un altro approccio etico e sostengo che una persona possa scegliere liberamente come morire”.
E sulle varie proposte di riforma del sistema emerse in queste ore?
“Si potrebbe utilizzare il sistema federale: il Parlamento designa il Procuratore generale la sua squadra e loro scelgono i procuratori. Ma anche il PG e i suoi sostituti hanno un colore politico. Scarterei invece l’elezione popolare, che mi pare un sistema degradante: va bene per i politici, non per i magistrati”.
Però ogni volta che ci sono in ballo delle nomine si crea un clima di veleni…
“Purtroppo… Probabilmente il momento generale politico e istituzionale porta a queste disfunzioni, si arriva al caos, alle ripicche, si infamano e si screditano pubblicamente alcuni candidati, anche tramite il voto segreto… Ma è molto difficile trovare l’antidoto. Ripeto, per me è importante che all’interno della Procura siano rappresentate tutte le sensibilità politiche, elemento fondamentale per un approccio giudiziario equilibrato verso la popolazione. Credo che la nomina parlamentare resti dunque il sistema migliore. In Ticino non siamo ancora maturi per altre soluzioni…”.
In conclusione, che messaggio rivolge alla politica, lei che è stato politico e magistrato?
“Premesso che la scelta va fatta in base alle capacità e alla competenza, i partiti siano più giusti, più rispettosi delle sensibilità altrui, e tengano conto, nelle nomine, delle ripartizioni elettorali. Bisogna essere intellettualmente onesti, il che vale per i capigruppo, i presidenti e i membri della Commissione giustizia e quelli della Commissione di esperti”.