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14.06.24 - 11:200

Giustizia, quo vadis? Bozzini: "Ingerenze dal DI". La politica chiede chiarezza

Dopo le parole del presidente uscente del Tribunale d'Appello nel Rendiconto 2023, la direttrice della Divisione giustizia parla di un problema personale di Bozzini. Dadò:"Non solo lui ha evocato la questione dell'indipendenza"

BELLINZONA - Durante l’inaugurazione dell’Anno giudiziario il presidente uscente del Tribunale d’appello Bozzini aveva sottolinato “L’esigenza di difendere l’indipendenza della Magistratura e di concretizzare il dettame costituzionale che impone la separazione dei poteri dello Stato. con particolare riferimento ai rapporti tra Magistratura e amministrazione cantonale”. Ma non aveva spiegato, per evitare, in quel momento inutili polemiche (si era a pochi giorni dal voto sulla cittadella della giustizia), a che cosa si riferisse in particolare.

Cosa ha detto Bozzini: "Tutto bene col DFE, ingerenze dal DI"

Ora precisa le sue parole nel Rendiconto 2023 del Tribunale d’appello, pubblicato ieri, dove punta il dito contro la Divisione della giustizia del Dipartimento delle istituzioni diretto da Norman Gobbi. "La collaborazione (...) con i preposti servizi della Sezione delle risorse umane (Dipartimento delle finanze e dell’economia) non presenta particolari problemi", si legge infatti. "Il Tribunale è per contro regolarmente costretto a rivendicare il rispetto del proprio spazio di autonomia nei confronti della Divisione della giustizia (Dipartimento delle Istituzioni)".

Ma c’è di più. "Senza peraltro disporre di una specifica base legale, la Divisione si ritiene in diritto di subordinare le decisioni sul personale a propri obiettivi o desideri, spesso in contrasto con quelli del Tribunale o, in alcuni casi, addirittura in violazione delle norme applicabili. Ciò comporta crescenti difficoltà, ritardi e un uso irrazionale delle risorse".

E ancora: "Questa rivendicazione di un ruolo preminente della Divisione Giustizia si è viepiù manifestata negli anni e si è concretizzata nel recente progetto di modifica della Legge sull’ordinamento degli impiegati dello Stato messo in circolazione dal Dipartimento delle istituzioni. Questa riforma vorrebbe codificare un sistema che priverebbe le magistrature delle loro competenze quali autorità di nomina, trasformandole in mere esecutrici di decisioni dell’amministrazione, in chiara violazione del principio di separazione dei poteri". Dunque, "si rende pertanto urgente un chiarimento a livello di Governo cantonale".

La replica di Andreotti: "Un problema personale"

Sono parole che, ovviamente, non potevano lasciare indifferenti e hanno scatenato diverse reazioni. La direttrice della Divisione della giustizia, Frida Andreotti, si è detta "sorpresa dai modi e dai toni utilizzati da Bozzini anche perché, dopo le sue affermazioni all’inaugurazione dell’anno giudiziario, avevo chiesto un incontro per discutere della questione, ma mi è stato negato".

"Reputo che le affermazioni siano un mero parere personale dell’ex presidente, che non rappresentano l’opinione di tutto il Tribunale", ha aggiunto, sostenendo che "la magistratura è indipendente e non è certo la Divisione a dire loro come scrivere le sentenze. Così come la Divisione non ha mai detto loro chi devono assumere". 

Entrando nei dettagli di quanto potrebbe essere accaduto, secondo Andreotti, "la diatriba deriva dalla promozione di un funzionario dell’ex presidente, con un aumento salariale che andava oltre le direttive interne e che noi gli abbiamo chiesto di revocare". Per la direttrice della Divisione si tratterebbe dunque di un problema personale, non generale.

Le reazioni della politica

Anche diversi personaggi politici hanno detto la loro. Il presidente della Commissione giustizia e diritti, Fiorenzo Dadò (Centro) reputa quelle pronunciate dal presidente uscente "parole preoccupanti che non possono lasciare indifferente la politica, tantomeno la Commissione che si occupa di questi aspetti. E la questione dell’indipendenza non è stata evocata solo da Bozzini, ma da più parti".

Da parte liberale, il presidente Alessandro Speziali parlando al Corriere del Ticino ha detto che "a questo punto è evidente che i problemi della Giustizia non sono esclusivamente una mera questione di mancanza di risorse" ma che "siamo in presenza di vere e proprie frizioni, un malessere che purtroppo è sempre più evidente e che tocca vari organi della Magistratura. Non possiamo permetterci che nella cittadinanza si insinui il dubbio di uno Stato malfunzionante. Le ruggini che si accumulano anno dopo anno vanno tolte".

La deputata socialista e già presidente della commissione Giustizia e diritti Daria Lepori ha invece parlato di "ingerenza inconcepibile", ripetendo che la "Giustizia deve poter disporre delle risorse adeguate per poter operare nel difficile contesto in cui si trova" e che "il Tribunale d’appello, per legge, ha la facoltà di nomina per determinate figure professionali, e deve poterlo fare in totale autonomia".

E ora?

Come si procederà? Da tempo c'è in agenda per lunedì prossimo un incontro tra la commissione Giustizia e diritti e proprio il Dipartimento delle istituzioni e la Divisione. Si parlerà anche del Rendiconto 2023 del Tribunale d'Appello. 

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