BELLINZONA - Tra le conseguenze del Coronavirus e delle misure che si devono applicare per cercare di appiattire la curva dei contagi, ci sono anche quelle psicologiche, che vanno monitorate attentamente.
E in Ticino, da quanto emerge dallo studio Corona Immunitas Ticino, ricerca che incrocia l’elemento sierologico con i dati sulla salute mentale, i ticinesi starebbero riuscendo a attingere a un concetto spesso citato in psicologia, la resilienza. “A tuttoggi possiamo vedere, nelle persone tra i 20 e i 64 anni, che l’impatto del Covid sui disturbi dell’umore ha dato risultati abbastanza positivi, la popolazione ha dimostrato la capacità di affrontare e assorbire lo stress”, spiega al Caffè Emiliano Albanese, professore ordinario di Salute Pubblica all’Università della Svizzera italiana, USI, che ha collaborato allo studio. Il 90% delle persone non ha mai temuto di cedere al panico, il 65%, ha detto di riuscire a provare emozioni positive. Più della metà di chi è stato intervistato non si definisce particolarmente agitato, il 40% lo è o lo è stato qualche volta. Ma la metà ha qualche volta difficoltà a rilassarsi, il 44% si è sentito irritabile.
I partecipanti allo studio stanno compilando dei questionari periodici, annotando i propri livelli di ansia e stress. Ebbene, parrebbe che non siano troppo elevati, anche se Albanese sottolinea come potrebbero esserci cambiamenti ora che siamo al secondo picco. Saranno dati che aiuteranno anche a capire a quali eventuali misure la popolazione riuscirà a far fronte, considerata anche la stanchezza mentale che inevitabilmente subentra.
D'altro canto, psicologi e psichiatri hanno notato una diminuzione delle visite e dei ricoveri durante i mesi caldi di pandemia, dovuto alla paura di essere contagiati. Ma prevedono un aumento sia di prese a carico che di ospedalizzazioni, a lungo andare. "C’è un’evidente inquietudine per il futuro", ha detto sempre al Caffè il dottor Rafael Traber, direttore dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (Osc).