CUNEO – In campo in sette, poco più che ragazzini, senza un allenatore, allo sbaraglio. Tanto da incassare 20 gol, di cui 16 nel primo tempo. Resterà a lungo nella memoria del calcio italiano, questo Cuneo-Pro Piacenza, gara del campionato di Serie C girone A.
Rimarrà il record del punteggio. Ci sarà il ricordo di una compagine in campo in sette, senza una riserva.
Non andrà via neppure l’amaro in bocca di chi è appassionato di calcio. Perché questa non può essere una vittoria, nemmeno per chi ne ha fatti 20, neppure per chi era sugli spalti. Ed è una sconfitta di tutto il sistema calcio.
Servono a poco le parole dei dirigenti, a fine gara. "In questa situazione surreale la Figc aveva il dovere di far rispettare tutte le regole e ha esercitato questo ruolo”, ha detto il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. “La nostra responsabilità è quella di tutelare la passione dei tifosi, gli imprenditori sani e la credibilità dei nostri campionati: quella cui abbiamo assistito, nostro malgrado, sarà comunque l'ultima farsa".
Cosa si sta tutelando, verrebbe da chiedersi? Il campionato di Serie C personalmente lo conosco molto bene, lo seguo ogni domenica, tifando per una squadra che è nello stesso girone della Pro Piacenza. Una squadra che come molte ha faticato a iscriversi, vive di angosce con stipendi pagati al limite e problemi di fidejussioni. C’è chi dice che è un torneo duro, che uscire dalla polvere per tornare nell’olimpo del calcio che conta è difficile. Lo è. lo è giocare in campi infuocati, in ambienti particolari.
Ma è difficile la sopravvivenza, con dirigenti che fuggono di fronte alle entrate che non pareggiano le uscite, dalla scarsa pubblicità, dalle regole, dalle pretese, dalla poca chiarezza. Dai soldi che mancano, dai mitomani che cercano di illudere le piazze, dai giocatori che non guadagnano certo i milioni e che se si trovano senza uno stipendio sono con l’acqua alla gola, come ogni lavoratore.
Il presidente della Serie C ha detto che se certe squadre non si fossero lasciate iscrivere non saremmo arrivati a tanto. In settimana, dopo l’ennesimo forfait, il Matera è stato escluso dal girone C: aveva comunque 34 punti di penalità. La Pro Piacenza è stata costretta a scendere in campo per non fare la stessa fine. Il regolamento così dice, è vero. E ha dovuto farlo con i mezzi che aveva, con i tesseramenti che non sono ancora arrivati, con ragazzini, con il capitano che ha fatto l’allenatore.
Come potranno essersi sentiti, incassando un gol dopo l’altro? Il Cuneo, che ha senz’altro migliorato la differenza reti, avrà gioito? No, come non gioì chi batté il Matera con in campo i ragazzini perché la prima squadra scioperava. Lo minacciano ogni settimana, i calciatori di una o dell’altra compagine. Vivono di precarietà.
Come dire che sarà l’ultima farsa? Non lo sarà, non in questo campionato malato, dove le squadre si nutrono di passione dei tifosi, ma che con quella di certo non possono mangiare.
Il sistema va rifondato, in un certo modo, anche se non si sa come. Chiedere garanzie non serve, i problemi ci sono, sono sotto gli occhi di tutti: scandali, debiti, fallimenti, penalizzazioni da record. Non tutti tifano Juventus, non tutti sono Cristiano Ronaldo. C’è anche la Pro Piacenza, ci sono i suoi sette coraggiosi giocatori. “Perché sottoporre i propri figli a un'onta simile? Si poteva evitare una tale vergogna a questi ragazzini... Da genitore mi dispiace molto di questo", afferma Ghirelli, che di questa difficile Serie C è il presidente. Dispiace a tutti gli sportivi. Quella distinta, con un 11 contro 7, non la dimenticheremo in fretta. Per gli appassionati di calcio una domenica amara. E purtroppo, di farse ce ne saranno ancora.
Paola Bernasconi