AMBRÌ - L'altro giorno a Bienne, con una sconfitta ma coi tifosi che non volevano andarsene, cantando per trattenere ancora un po' di quel bel sogno che comunque hanno vissuto, è terminata anche la stagione dell'Ambrì.
Si potrebbero scrivere analisi tecniche, fare interviste, ma quando ci siamo imbattuti in una commovente lettera scritta da un tifoso, abbiamo pensato che non ci fosse modo migliore per celebrare una stagione da incorniciare. La riportiamo integralmente (l'autore è noto alla redazione).
"Caro Ambrì,
Due anni fa ti scrivevo una lettera piena di dubbi, di preoccupazioni e di paura di perderti. Le cose andavano veramente male, avevo dovuto tornare a Langenthal per sostenerti e all’orizzonte si vedevano solo grosse e inquietanti nuvole nere. Guardando la stagione appena terminata, che avrei voluto non finisse mai, sembra sia passato un secolo.
È con gli occhi lucidi, ma questa volta di gioia, che non ho paura a scriverti queste parole : caro Ambrì, bentornato!
Parliamoci chiaro: mi ero permesso di darti dei consigli, ma lungi da me pensare di aver qualsiasi merito per questo tuo ritorno alle origini! Sono semplicemente tanto, tanto felice di aver ritrovato la squadra che mi aveva fatto innamorare più di trent’anni fa, quando avevo assistito alla mia prima partita alla Valascia. Scherzi del destino: si giocava Ambrì-Bienne.
In questi ultimi due anni sono cambiate tante cose, e voglio applaudirti per il coraggio che hai avuto nel fare certe scelte. Attenzione, questo non vuol dire che vada tutto bene e che da adesso in avanti sarà sempre così, pensarlo sarebbe pura follia. Di momenti difficili ce ne saranno ancora, perchè malgrado tutto resti un simpatico ottantenne che purtroppo vive nella situazione di tanti anziani come te: con il borsellino che si svuota più rapidamente di quanto si riempia. Sei fortunato ad avere delle persone che ti sostengono con amore, e quest’anno sei finalmente tornato a meritartelo. Sicuramente non ti avremmo abbandonato, o almeno io non mi sono mai sognato di farlo, ma quando si vede qualcuno fare tanti sforzi con i pochi mezzi a disposizione, beh, è più facile farlo.
Sono cresciuto con l’immagine di un Ambrì che, da buon montanaro testardo, non si arrende mai, che mette tutto il suo grandissimo cuore sul ghiaccio e contro chi le partite non sono finite fino all’ultimo secondo. Durante tanti, troppi anni questo spirito battagliero si era assopito, perchè sono convinto che certe caratteristiche facciano parte del proprio dna e che non spariscano.
Hai avuto il coraggio di affidarti alle cure di due persone che hai visto crescere e diventare uomini, che ti conoscono bene e che sanno cosa vuol dire avere l’onore d’indossare la tua maglia. Una maglia speciale che simboleggia l’eterna lotta di Davide contro Golia, del piccolo villaggio d’Asterix e Obelix che non si vuole arrendere (e qui mi torna in mente una magnifica coreografia di qualche anno fa). Come loro, penso che anche noi abbiamo la nostra pozione magica. Gli ingredienti ? Nessun segreto: sudore, coraggio, grinta, passione e entusiasmo. Lo stesso entusiasmo che sei riuscito a far rinascere tra il tuo popolo che te lo chiedeva a gran voce, con un urlo di disperazione.
L’aria è cambiata e per quanto mi riguarda questo non è dovuto solo agli ultimi risultati, anche se sarebbe disonesto dire che non aiutano. Questa stagione è andata oltre ogni più rosea aspettativa, ma in tutta franchezza vedendoti lottare col coltello fra i denti per tutti questi mesi sarei stato fiero di te anche se le cose fossero andate meno bene.
Caro Ambrì, non sei ancora guarito completamente e la strada è ancora lunga, ma che bello è vedere che stai nettamente meglio! Vedere i dubbi trasformarsi in certezze, le preoccupazioni in serenità, la paura in gioia.
Sabato scorso ero alla Valascia, sono partito da casa alle quattro del pomeriggio perchè purtroppo vivo lontano da te. Volevo questa vittoria non per me, ma per te. Non sarebbe stato giusto vederti andare in vacanza dopo sole quattro partite, i tuoi sforzi meritavano questa ricompensa che per tante squadre sarebbe stata insignificante, ma che per la tua famiglia rappresentava tantissimo. Ho quarant’anni (anzi quasi quarantuno…), ma non ti nascondo e non mi vergogno di dirti d’aver pianto dall’emozione cantando La Montanara a sguarcia gola. E ti garantisco che non sono stato l’unico. Te lo sei meritato, ce lo siamo meritati. Sono arrivato a casa che erano passate le due del mattino, l’adrenalina ancora a mille, ho fatto una gran fatica ad addormentarmi. Una serata indimenticabile che tutti noi aspettavamo da tredici lunghissimi anni, un’eternità.
Martedì sera ho preso libero dal lavoro per venire a vederti a Bienne, non avevo più l’abitudine di terminare la stagione con una sconfitta! Ma è stata una sconfitta dolce, e forse anche un po’ prevedibile. Hai dato tutto quello che avevi, non ti si poteva chiedere di più. Ancora una volta pochi dettagli hanno fatto la differenza, ma va bene così. Siamo rimasti a cantare quando la pista era ormai vuota da parecchi minuti, nessuno se ne voleva andare, era un po’ come svegliarsi da un bel sogno. Con la tranquillità di sapere che sei in ottime mani, sono convinto che stai già lavorando per regalarci altri momenti come questi.
Per quanto riguarda la tua nuova casa siamo un po’ in ritardo, ma si farà. Il peggio sembra essere passato, abbi ancora un po’ di pazienza e per ora goditi l’unicità della Valascia. Vecchia, fredda e scomoda quanto vuoi, ma con un fascino inimitabile. Il momento di dirle addio non è ancora arrivato, e non ti nascondo di esserne felice. È casa mia, e lo sarà per sempre.
Caro Ambrì, è giunto il momento dei saluti, inutile dirti che è un semplice arrivederci. Per concludere questa lettera volevo ringraziarti di tutto cuore di essere tornato te stesso, mi eri mancato parecchio. Grazie per questa indimenticabile stagione, per i tuoi sforzi e per le mille emozioni che mi hai regalato. Grazie di esserti affidato a persone competenti e che ti vogliono bene, grazie di aver costruito una squadra pronta ad lottare ogni sera per la tua gloriosa maglia. Sono tremendamente fiero di te, e siamo in tanti ad esserlo. Siamo tornati ad essere una famiglia, una cosa sola, ed è così che siamo più forti.
Adesso riposati e goditi le meritate vacanze, che tra pochi mesi comincia un’altra battaglia. Mantieni questo spirito, e vada come vada, noi ci saremo. Sempre"