NUORO – Un risultato decisamente clamoroso: una media di un gol ogni due minuti. È successo nei giorni scorsi a Nuoro, in Sardegna, in una partita di quadre giovanili, finita 40 a 0. La squadra “asfaltata” giocava in dieci contro undici, con in campo anche una ragazzina.
“Non si può accettare una cosa del genere. Si aprono le scuole di calcio, si organizzano i tornei giovanili per educare i giovani al rispetto. Non per umiliarli”, ha detto Luigi Secci, ex presidente della Federazione italiana gioco calcio (Figc) di Nuoro intervistato dalla Nuova Sardegna.
Quel risultato umiliante ha scatenato una ridda di polemiche. Perché le due squadre che si sono affrontate, il Fanum Orosei e La Caletta (finita 40-0 per i primi), sono composte da ragazzini che fanno la scuola media. E che giocano o dovrebbero giocare per vivere lo sport come divertimento.
Ora la Figc regionale vuole aprire un’indagine, ma la vicenda è semplice: due squadre del Campionato provinciale giovanissimi di Nuoro, Fanum e Lupi del Goceano, sono arrivate alla fine del torneo a pari punti. La regola prevede che la vittoria vada alla squadra con la miglior differenza reti. La settimana prima erano stati i Lupi a vincere di goleada contro La Caletta (22-0!). Così i ragazzi del Fanum ci hanno dato dentro, segnando in media una rete ogni due minuti. A fine gara hanno chiesto scusa agli avversari umiliati.
Secci non se la prende con i ragazzi che hanno segnato 40 gol: “Chi è più forte non deve vergognarsi. Ma la regola va cambiata. Diversamente si perde lo spirito del calcio giovanile a tutti i livelli. Non è solo vincere un torneo che farà di questi ragazzi un campione nella vita”.
ll presidente regionale della Figc, Gianni Cadoni, ha fatto sapere che cercherà di cambiare le regole: “Ma il 40 a zero mi ha colpito come cittadino e presidente di Federazione. Sono perplesso sul modo in cui è stata guidata la squadra che ha segnato i 40 gol. Trovo legittima la voglia di vincere ma c’è un limite a tutto a prescindere dalle regole in vigore. Forse era il caso di fermarsi. Siamo educatori, prima di tutto”.