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19.11.24 - 14:350

Mammone e Buccella: “Edizione Straordinaria, quando la cronaca diventa storia”

Al via lunedì 25 novembre alle 20.40 su RSI LA 1 la seconda stagione del programma

di Lorenzo Buccella e Lorenzo Mammone

C’è stato un periodo in cui abbiamo avuto gli armadi più profumati del mondo, grazie alla vendita dei sacchetti odorosi di canapa; erano gli stessi anni che hanno visto il Ticino trasformarsi in una delle zone a luci rosse più famose d’Europa. Ma ce n’è stato anche un altro di periodo - verso gli anni Settanta - in cui ogni venerdì ci si chiedeva dove sarebbe avvenuta l’ennesima rapina a banche, uffici cambi e benzinai; erano gli anni delle armi spianate, quelle armi così diffuse in Ticino che poi, una volta passato il confine, hanno alimentato anche la stagione italiana degli anni di piombo.

Sono questi gli spunti da cui siamo partiti per costruire il nuovo ciclo di Edizione Straordinaria, quattro racconti televisivi che – come lo scorso anno - cercano di riattraversare fatti di cronaca del nostro recente passato, destinati a diventare storia e a impregnare il nostro immaginario. Fatti che non si sono esauriti in singoli eventi ma che si sono prolungati nel tempo lasciando il loro segno indelebile nella Svizzera italiana.

Vale, ad esempio, per la lunga stagione del “far west alla ticinese” quando dall’Italia non arrivano solo valanghe di soldi in contanti da depositare nelle nostre banche, ma anche bande criminali pronte ad assaltarne in modo spregiudicato gli sportelli, con le forze dell’ordine disorientate di fronte a tanta violenza e determinazione. Il copione è il solito: l’assalto, la fuga col bottino che dura pochi minuti, il tempo necessario per arrivare alla rete della frontiera e ai buchi che ne permettono il passaggio clandestino. Poi, una volta di là, le tracce subito si perdono.

In realtà tutte le storie che raccontiamo sono storie di confine, un confine che ci definisce e che inevitabilmente segna in profondità la nostra identità. Una frontiera che chiude e separa, ma allo stesso tempo che apre e incentiva transiti e passaggi. Del resto, nessun’altra regione in Svizzera si trova in una posizione geografica che la mette in contatto, giusto un passo oltre la dogana, con un’area così densamente popolata come la Lombardia: un mercato potenziale di 9 milioni di persone. E senza questa presenza sarebbe difficile da spiegare il dilagare in Ticino di locali a luci rosse che avviene proprio nel momento in cui ci si inventa una nuova forma di prostituzione low cost. Se prima il cliente doveva spendere cifre elevate passando la serata in un night, all’inizio degli anni Novanta nascono i primi bar con appartamenti annessi ai piani superiori, abitati proprio dalle ballerine dei locali notturni di Paradiso. È l’epoca del Tortuga e dell’hotel Gabbiano a Loreto. La prostituzione cambia abito: ragazze e clienti si incontrano, contrattano il prezzo senza intermediari e il fenomeno esplode. I prezzi si abbassano e dall’Italia iniziano ad arrivare le folle.

Ma quel confine così poroso spesso è un confine anche simbolico, perché la storia sembra sempre spingersi più in là. E a volte sono passi drammatici, come quando durante una rapina, nel 1977, arriva il primo morto in Ticino, con tutte le conseguenze che comporta: il trauma emotivo, lo choc di una comunità ma anche la voglia di accrescere le misure di sicurezza, fino ad allora quasi inesistenti. Ma è un confine tra legalità e illegalità anche il terreno in cui si espande la pianta che fa partire a metà degli anni Novanta la corsa all’ ”oro verde”. Basta un‘ambiguità nella legge e la catena degli effetti arriva persino a trasformare il paesaggio. Sul piano di Magadino inizia una riconversione delle colture: canapa al posto di lattughe e pomodori, perché l’”erba” rende 10 volte più degli ortaggi. Iniziano così i 7 anni più “stupefacenti” della nostra storia.

Una storia raccontata evitando qualsiasi deriva sensazionalistica o moralistica, perché in fondo quello che più interessa resta l’aspetto umano che sta al cuore delle vicende. Non a caso, a guidarci sono stati proprio gli incontri con le persone che hanno vissuto direttamente gli eventi e spesso ne sono stati travolti. A partire dalle vittime, ma inglobando anche chi si è trovato dalla parte sbagliata della storia, perché in mezzo ci sono ferite, drammi, conquiste, insuccessi che, messi uno accanto all’altro, ricostruiscono il contesto delle varie stagioni e restituiscono quel clima che fa da sfondo ai casi di cronaca. Un racconto costruito mescolando alle testimonianze anche materiali d’archivio e ricostruzioni su cui si sono impegnati in prima persona i registi attivi in questo progetto: Luca Marcionelli, Nicola Rusconi, Riccardo Silvestri, Bettina Tognola. Un lavoro dal respiro collettivo proprio come il respiro che speriamo di poter condividere con chi ci guarderà.

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