di Don Gianfranco Feliciani
Quando noi entriamo in un cimitero – non fa molta differenza se abbiamo o no la fede – la prima verità che ci viene incontro, dal freddo e dal silenzio delle tombe, è che tutto è precarietà, illusione e morte. “Tutto è vanità”, dice la Bibbia nel libro del Qoèlet. E mentre queste parole, quando le ascoltiamo in una predica, ci possono sembrare astratte e convenzionali – e riusciamo facilmente a scansarle come parole troppo “religiose” – quando ci sorprendono nell’evidenza della nudità di una tomba ci appaiono quanto mai vere e convincenti.
La conclusione inesorabile è terribile: il tempo dell’uomo è un tempo senza redenzione e senza speranza! Questa è la verità del tempo umano. E su questo – poco importa a quale ideologia apparteniamo – non possiamo non essere tutti d’accordo!
Ma la fede cristiana, con la sua offerta di salvezza all’uomo, cosa risponde? Il fatto curioso che la Chiesa abbia un suo anno, una sua misura del tempo diversa da quella civile, indica precisamente una particolare concezione del tempo. Infatti, la visione del tempo proprio della Chiesa ha corpo con lo stesso messaggio che essa è chiamata ad annunciare al mondo, che è un messaggio di superamento del tempo. Il tempo della Chiesa è il tempo di Cristo, e il tempo di Cristo è il tempo di Dio che si è fatto uomo, e prendendo la carne umana ha preso su di sé anche il nostro tempo mortale, riempiendolo di una fecondità nuova.
Per l’irruzione del Dio-Eterno nella caducità del tempo e della storia, l’uomo è salvato dalla morte! Dice Gesù nel Vangelo: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Giovanni 11,25). Il cristiano è certo che la nascita, la morte e la risurrezione di Gesù di Nazaret non sono semplicemente degli episodi destinati alle nostre commozioni di persone devote, ma sono degli eventi-mistero che riempiono della loro forza divina la nostra esistenza. Sta qui la straordinaria novità cristiana! In questi giorni, quindi, guardando alle tombe dei nostri cari nella luce di Gesù risorto, non solo possiamo vincere la disperazione della caducità del tempo, ma altresì pregustare già in questa nostra giornata terrena qualcosa della felicità senza fine che ci aspetta.