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Cronaca
24.01.17 - 17:400
Aggiornamento: 21.01.22 - 14:40

Abruzzo, gioia e dolore. Salva un'ultra centenaria, muoiono sei soccorritotori

I volontari ticinesi sono riusciti a salvare una donna di 107, sopravvissuta per 10 giorni senza corrente e riscaldamento. Intanto, a poca distanza, precipita un elicottero del 188...

CASTELLI (ABRUZZO) - I volontari ticinesi proseguono il loro instancabile lavoro per liberare dalla neve le vie d'accesso alle varie frazioni del comune di Castelli. Sono giorni intensi, vissuti fra gioia e dolore, fra lacrime di gioia e di tristezza. Basti pensare all'albergo sommerso da una slavina: la felicità per i sopravvissuti si mescola al dispiacere per chi, invece, non ce l'ha fatta, oltre che alla rabbia per un allarme lanciato e, probabilmente, rimasto inascoltato. Anche oggi, si esulta e si piange. I volontari ticinesi, tramite il profilo facebook di Danilo Cau, che ieri ci ha rilasciato un'intervista in cui racconta la missione e la voglia di aiutare, hanno comunicato un salvataggio avvenuto. «Questa sera ho avuto la splendida notizia che oggi siamo riusciti a raggiungere tutte le case del comune di Castelli ancora isolate, tra cui quella di una signora di 107 anni che è sopravvissuta per 10 giorni da sola, senza corrente e senza riscaldamento !!! Domani abbiamo ancora da liberare alcune stradine di collegamento e probabilmente nel pomeriggio andremo a dar man forte ai colleghi Pompieri di Bellinzona assieme all'ultima fresa che partirà domani. Sarà l'intera forza del Ticino a sconfiggere l'ultimo ostacolo che ci separa dal portare in salvo le ultime persone!!! Non molliamo», è il post pubblicato in tarda serata ieri. Il Console italiano in Ticino, Marcello Fondi, ha ringraziato i volontari ticinesi per l'aiuto prestato. Oggi, però, un altro dramma (che non coinvolge per fortuna i ticinesi impegnati in Abruzzo): un elicottero del 118 (Servizio Sanitario di Urgenza ed Emergenza Medica), è precipitato mentre stava raggiungendo una persona che si era ferita sciando. I morti sono sei. Altre morti, dunque, in una regione martoriata, e per qualcuno scatta la rabbia: perché andare a sciare vicino a luoghi di tragedia, dove le frese lavorano ancora?
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