ticinolibero
Cronaca
29.03.17 - 12:050
Aggiornamento: 21.06.18 - 14:17

Il giornalista, "Prima i nostri, un voto inutile. Il Ticino senza manodopera a basso costo non ce la fa"

Aldo Bertagni in un editoriale su La Regione, a sei mesi dal voto: "il nodo è l'economia privata, che occupa i frontalieri. Alzare i salari? Si dovrebbe, ma poi le aziende non ce la farebbero"

LOCARNO – Ieri, l’UDC in una conferenza stampa, di cui il nostro portale ha riferito,ha presentato un nuovo disegno di legge per applicare la preferenza indigena e la lotta al dumping salariale, oltre che fare il punto della situazione sei mesi dopo il voto.

Un voto che, di fatto, ha cambiato poco o nulla, perché il Ticino ha bisogno della manodopera a basso costo. È la tesi, esposta nell’editoriale di oggi, del giornalista de La Regione Aldo Bertagni.

“Ma perché si è andati a votare lo scorso 25 settembre? A cosa è servito dire sì all’iniziativa popolare “Prima i nostri”?”, si chiede. Il lavoro della Commissione che, sottolinea, si è impegnata, “quasi nulla potrà cambiare da un punto di vista sostanziale da quanto già non si facci”. Gli atti parlamentari presentati, infatti, vanno tutti a toccare il settore pubblico o parapubblico, dove i frontalieri non sono moltissimi.

Sul piano delle Commesse pubbliche si può fare ben poco, e “il vero nodo – se ne sono accorti anche i deputati-commissari – è l’economia privata che occupa non a caso copiosamente lavoratori frontalieri, in pianta stabile o a tempo determinato”.

Bertagni amplia il tema,” la vera domanda è un’altra: l’economia ticinese può fare a meno della libera circolazione delle persone? Anzi, diciamola meglio: la crescita economica di questo cantone – che è cosa evidente in questi tempi – può essere tale senza manodopera qualificata a basso, bassissimo costo rispetto al resto della Svizzera? Perché è di questo che si dovrebbe parlare invece di prendersela con chi, i frontalieri, rappresenta solo la scorciatoia del problema”.

Lui, una risposta, se l’è data: votare il 25 settembre è stato inutile, dato che tutto quanto si doveva dire era già uscito dalle urne il 9 febbraio 2014.

“E per quanto riguarda il vero tema, quello poc’anzi accennato, la risposta è altrettanto franca: gran parte di questa economia privata, senza manodopera a basso costo non ce la fa. Questa, beninteso, non per forza funzionale al progresso del Paese; perché fa sì crescere i numeri (come il Pil), ma non migliora le condizioni medie di vita di chi qui lavora e abita”. Il giornalista ammette che i salari andrebbero alzati, ma a quel punto numerose imprese non ce la farebbero.

“Ne sono consapevoli gli stessi membri della commissione parlamentare “Prima i nostri” che non a caso propongono sgravi fiscali per le nuove imprese con occupazione qui residente, ma a salari dignitosi. C’è da aggiungere altro?”, si conclude l’editoriale.
Potrebbe interessarti anche
Tags
manodopera
voto
costo
economia
frontalieri
giornalista
salari
editoriale
ticino
nodo
TOP News
© 2024 , All rights reserved

Stai guardando la versione del sito mobile su un computer fisso.
Per una migliore esperienza ti consigliamo di passare alla versione ottimizzata per desktop.

Vai alla versione Desktop
rimani sulla versione mobile