Cronaca
20.10.17 - 09:510
Aggiornamento: 21.01.22 - 14:40
Se il Veneto vuole essere come la Svizzera. D'altronde, lo diceva già il biografo di Churchill, "il futuro dell'Europa è il modello cantonale svizzero"
Il Governatore Luca Zaia non vuole essere uno stato a sé e si ispira al nostro Paese. "Con un referendum a cui diranno sì tutti i partiti. andrò a Roma con la forza del popolo alle spalle. Vorrei più Stato dove ci vuole più Stato, meno stato dove ce ne vuole di meno. Ma niente scontri"
VENEZIA – Ieri ci siamo occupati di Lombardia e di un’eventuale nazione a sé. A votare sul referendum per l’autonomia ci sarà anche il Veneto, una regione dove, a differenza della Lombardia, le spinte autonomiste sono sempre state forti.
Ma non è certamente quello che chiederanno i veneti, se passasse il sì. E sull’Italia in fondo spira un vento di voglia di autonomia, se è vero che anche l’Emilia Romagna, senza passare dalle urne, sta negoziando col Governo per ottenere qualche libertà in più.
Il Governatore del Veneto, Luca Zaia, in un’intervista al Corriere del Ticino, ha parlato del perché preferisce presentarsi a Roma dopo il voto. Non è un caso che praticamente tutti i partiti si sono detti favorevoli all’autonomia, si sono schierati anche l’associazione dei Comuni e le associazioni di categoria. C’è, quindi, un sentimento molto favorevole. E noi chiederemo la competenza, una volta che avremo ottenuto la vittoria del Sì, in tutte le ventitré materie già previste dalla Costituzione. Il Veneto non sarà più quello di prima. La forza vera che potrò avere col referendum è quella del popolo alle mie spalle. Quando andrò a trattare a Roma, non mi potranno dire che rappresento la Lega o il centrodestra, perché io parlerò anche in nome degli elettori del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle che voteranno Sì”.
La richiesta più importante e più sentita, un po’ come è stato sottolineato nel pezzo ieri dedicato ai lombardi, è quello fiscale. “Si chiama federalismo fiscale. Ce lo concederanno? Bisogna leggere la Costituzione, noi oltre a quella applicheremo anche la sentenza della Corte Costituzionale, che dà due indicazioni importanti. La prima è quella di ascoltare il popolo. La seconda è di tenere conto della volontà popolare nella trattativa con il Governo”.
Ma il modello a cui guarda Zaia, citando Lukacs, il biografo di Churchill, è la Svizzera. “Lukacs diceva che il futuro dell’Europa non sono gli Stati nazionali ma il modello cantonale svizzero. È quindi naturale organizzare insieme le sfide comuni, fatti salvi i confini nazionali: l’area Alpina dell’Europa in questo senso si è già organizzata. Perché per prendere certe decisioni dovrei passare da lontano, da Roma? Bisogna tenere anche presente che le dimensioni delle nostre Regioni sono importanti”. Non vuole essere uno stato a sé, ma sa che ci sono stati, in Europa, con meno abitanti.
Se altre regioni chiederanno lo stesso? “Non sarebbe un risvolto negativo. Ecco, io vorrei questo: più Stato dove ci vuole più Stato, meno Stato dove ce ne vuole meno. Ciò che desideriamo è dare piena applicazione alle autonomie previste dalla Costituzione, quindi nell’ambito dell’unità nazionale: senza alcuno scontro”.
Insomma, unitario ma federalista, come Luigi Einaudi. Il modello della Svizzera fa scuola.