BELLINZONA – Campanella, e tutti a scuola, anche se qualcuno parte già per la settimana verde. Oggi in tutto il Ticino si riprendono le lezioni, con ansia, voglia di ritrovarsi, rimpianto per le vacanze, preoccupazione per quello che sarà. Ma le mamme e i papà, cosa pensano della scuola ticinese? Cosa temono e come reputano i docenti?
Nei giorni scorsi, TicinoLibero ha parlato con alcune di loro, e sono emersi da un lato timori legati all’insegnamento, a come aiutare i figli quando si trovano in difficoltà, dall’altra parecchie paura riguardanti la sfera umana, i rapporti con gli altri e con gli adolescenti e il bullismo, uno spauracchio.
“Mi aspetto che gli insegnano tante cose e soprattutto che rispettino i tempi di ogni bimbo senza stressarlo”, dice qualcuno. “Che impari ogni giorno qualcosa di nuovo e che sia felice di andare”, aggiunge un’altra mamma.
“Per quanto concerne l’insegnamento, mi preoccupa il fatto di riuscire a passare i messaggi ai ragazzi, non è facile far entrare in testa i concetti ai giovani d’oggi, servirebbe un modo più allettante”, sostiene una madre. E un’altra si chiede come poter dare una mano ai suoi ragazzi, “la scuola ha molto spazio dove migliorare ad esempio dovrebbe esserci più dialogo tra genitori e docenti, dovrebbe esserci più dialogo e collaborazione tra gli stessi docenti di elementari e medie, più fluidità nel passaggio dalle elementari alle medie, programmi studiati in comune e non solo obbiettivi da raggiungere. I docenti non dovrebbero limitarsi a dirci “l’allievo a difficoltà a/in...” già che se ne rende conto potrebbe anche dirci come aiutare questi allievi a superare queste difficoltà: difficoltà a socializzare? Che cosa posso fare come genitore per aiutare mio figlio? Difficoltà in geografia? Come posso aiutarlo, che esercizi potrei proporgli, quali altre strategie didattiche potrei provare? E via così. Temo che per cercare di avere risultati i docenti manchino di umanità nel rapporto con gli allievi. Temo che gli stessi docenti possano usare sottili forme di bullismo con l’idea che così stanno spronando gli allievi”.
“I docenti sono un branco di raccomandati legati a due partiti politici ben precisi, arroganti che si atteggiano a custodi della conoscenza e della morale. Sicuramente la qualità dell’insegnamento è al primo posto delle mie preoccupazioni e con insegnamento non intendo solo le nozioni di storia e geografia, ma aspetti come l’accettazione delle diversità, il rispetto”, spara a zero un’altra donna. Che non le manda certo a dire: “La scuola ticinese ha enormi lacune sotto diversi aspetti tra cui ad esempio l’etichettare gli allievi per categorie favorendone l’isolamento e non sapendo portare avanti una politica di inclusione a meno che non si tratti di uno straniero (soprattutto di colore). Discrimina i cittadini svizzeri in favore degli stranieri (anche qui, soprattutto se di colore). Spesso è poco preparata sulle problematiche degli allievi (dislessia, adhd e tutte quegli “handicap” meno visibili) nonostante si elevino ad esperti. La scuola ticinese si comporta come una casta nel momento in cui si riscontrano problematiche con i docenti e fanno muro, spalleggiati dal DECS, quando gli si richiede di fornire spiegazioni”.
Il lato umano è un tema che diverse mamme da noi interpellate toccano. “Dai docenti delle scuole elementari e scuole medie mi aspetto che siano capaci di non rimanere indifferenti di fronte alla sofferenza degli allievi, mi aspetto pazienza e comprensione, mi aspetto accettazione. Mi aspetto che tra scuola e genitori ci sia un dialogo nel quale non ci si accusi a vicenda ma si riconoscano i propri limiti e le proprie mancanze perché entrambi stiamo aiutando a crescere i ragazzi che un domani si prenderanno cura della nostra società”, ci dice una. E dai rapporti nasce la paura del bullismo, non estranea a molte. Un argomento, una piaga, purtroppo presente. Ai docenti, anche, la richiesta di aiutare i ragazzi.
Anche perchè il mondo diventa sempre più difficile, non solo per adolescenti e preadolescenti. La scuola non è ovviamente la sola componente per loro, c’è la famiglia, e la mamma di una ragazzina che sta per iniziare le medie ci confida: “Per mia figlia ho invece qualche pensiero, più che per lo studio, che diventerà più impegnativo. Cercherò di starle accanto nei compiti e nello studio come ho sempre fatto. Sono preoccupata anche per le relazioni con gli altri... Entra nel mondo dei “grandi”, non so come sarà. Credo che non sarà per lei un passo da prendere sotto gamba.. e spero di aver instaurato un legame abbastanza forte in questi anni da far si che lei si senta libera e sicura nel confidarsi con me..”.
Non è l’unica ad aver paura che un cambio di scuola, il diventar grande, comporti una mole di lavoro maggiore per il/la figlio/a, con il bisogno di abituarsi e di essere aiutato/a.
Insomma, molti temi, da quelli pratici come le materie, i ritmi e i compiti a quelli più sociali come il bullismo, la sofferenza degli adolescenti e il loro diventare grandi e cambiare rapporti con i genitori. Sfaccettature di cui un’istituzione come la scuola non può non tener conto, così come i docenti. A tutti, buon anno scolastico.