EMMEN – Anche se non vi saranno ulteriori sanzioni, il padre della recluta ticinese vittima a Emmen di quello che in molti avevano definito nonnismo, è contento: “Mi ritengo soddisfatto perché l’esercito ha dovuto applicare l’esercizio della trasparenza”, ha detto alla RSI.
Era stato proprio lui, con un video, a scatenare il caso. Il figlio, di stanza a Emmen, era stato fatto oggetto di un lancio di noci (e forse anche sassi) che pareva realmente un’esecuzione di fronte a un plotone, per come era stata creata. E il filmato era divenuto presto virale.
Si erano mossi i vertici dell’esercito, tra chi accusava e chi, anche tra i commilitoni, difendevano l’operato del sergente, che aveva ordinato il “gioco”. Egli era stato condannato a cinque giorni di carcere, non scontati del tutto.
Per la Giustizia Militare può bastare così, e nei suoi confronti e in quelli di altri sottoufficiali.