BELLINZONA – Flavio Bomio, la cui scarcerazione ha fatto discutere qualche giorno fa, è nuovamente sotto processo. Assieme a lui, una funzionaria dell’Ufficio dell’assistenza riabilitativa della Divisione della Giustizia attualmente sospesa e suo marito.
Bomio è accusato di corruzione attiva, i due passiva: l’uomo tristemente famoso per i suoi atti sessuali con minori, quando ancora era in carcere, prestò 50mila franchi ai due, ufficialmente al marito.
Cosa successe? Per prima cosa, chiariamo i legami: la donna era incaricata di seguire il percorso rieducativo e di risocializzazione dei detenuti, fra cui Bomio.
Il marito, un 60enne all’epoca dei fatti postino, investì nell’aprile del 2015, come riporta la Regione, a Giubiasco, un bimbo di due anni, uccidendolo. Non lo aveva visto a causa della sua statura, col furgoncino l’uomo stava facendo retromarcia. Partì un iter penale, che sfociò in un decreto di condanna per omicidio colposo, con una pena pecuniaria.
La coppia dovette far fronte a importanti spese legali, che la preoccupavano, facendo loro temere di perdere anche la casa. La donna, non si sa perché, ne parlò a Bomio, il quale si offrì di prestare alla famiglia 100mila franchi. Di fronte al no, scese a 50mila, e dopo un altro rifiuto, la donna accettò. Il tasso di interesse era dell’1% ed è stato lo stesso Bomio a redarre l’atto, stampato dal pc della funzionaria.
La domanda attorno a cui ruota il processo è: Bomio ebbe dei benefici da questo prestito, in merito ai congedi? La donna redasse in un anno due rapporti. La sua prima richiesta di congedo fu respinta, la seconda, avvenuta dopo il prestito, accettata. Ma per la difesa, l’unica differenza fra i due rapporti è la presenza, decisiva, nel secondo, di un parere medico.
La situazione del 60enne nel frattempo è migliorata, perché l’assicurazione del suo datore di lavoro, La Posta, lo ha aiutato, rendendo quasi inutile il prestito che comunque sta restituendo a Bomio.