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Cronaca
30.09.20 - 15:390

"Non ha mai voluto trovarsi un lavoro, preferendo far uccidere l'ex moglie". Ma la difesa contesta le condizioni di carcerazione

A processo la 41enne russa che è accusata di aver spinto il marito a togliere la vita alla precedente consorte. Ravi: "È stata punita perchè si è rifiutata di sottostare a una perquisizione anale. E stava 23 ore in cella"

BELLINZONA – È in corso il processo alla seconda moglie dell’uomo che uccise l’ex moglie a Monte Carasso, delitto che venne scoperto solo diversi anni dopo, dato che venne inscenato un suicidio.

La donna, 41enne, aveva contestato il fatto di non aver avuto a disposizione un traduttore per renderle più chiare le domande e che le sue risposte erano dunque state tradotte male.

L’accusa non ha dubbi: ha parlato di una persona avida, che null’altro voleva che soldi, al punto che l’uomo, che ha ucciso l’ex moglie, si privava del pranzo al lavoro e cercava addirittura un secondo lavoro. La donna viene descritta come qualcuno che aveva deciso di trasferirsi in Svizzera, sposarsi e qui farsi mantenere, senza farsi scrupoli a far uccidere un’altra donna, facendola trovare dissanguata dal figlio, pur di potersi permettere aperitivi, uscite e shopping, senza mai lavorare.

Il marito, che era succube della seconda moglie, sta scontando 16 anni di carcere.

Cosa dire, in una requisitoria di difesa? Oltre a giocarsi la carta della traduzione, che non avrebbe permesso alla 41enne russa di comprendere fino in fondo le domande, insinuando che addirittura la traduttrice non avrebbe tradotto tutto e in modo preciso, l’avvocato Ravi ha preso di mira le condizioni di detenzione della donna.

Per un anno infatti è stata in detenzione preventiva, quando “le convenzioni europee contro la tortura raccomandano che la carcerazione preventiva venga limitata allo stretto indispensabile, massimo qualche mese”, sottolinea Ravi. Ovvero, 23 ore in cella ed una sola d’aria. Finchè l’accusata decide di farsi trasferire in una struttura femminile nel Canton Berna.

Ma pochi giorni prima del processo torna alla Farera. E le viene inflitta una sanzione disciplinare perché si è rifiutata di sottoporsi alla perquisizione anale, prassi dopo aver ricevuto una visita o aver goduto dell’ora d’aria.

“Non ha nemmeno voluto farsi tradurre il verbale dibattimentale perché sfiduciata”, ha detto Ravi.

La tesi della difesa resta che la donna sapeva che il marito aveva ucciso l’ex moglie, ma non ha mai svelato il segreto per non compromettere il futuro delle figlie. “Questo non fa di lei un’assassina”, è stato detto. Una versione totalmente diversa dall’accusa che la vede come la persona che ha spinto l’uomo a compiere il delitto.

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