LUGANO – Se prima nessuno parlava apertamente di chiusura, adesso non si nascondono i rischi cui sta andando incontro l’aeroporto di Agno. Il disimpegno di Zimex a garantire alcuni voli strategici è stato senza dubbio un duro colpo (dopo che le FFS hanno sostenuto che per Zurigo è più comodo usare il treno), ed ora anche i dipendenti parlano apertamente della loro paura di perdere il lavoro.
Ieri si è riunito d’urgenza il CdA della LASA, che sottolinea come al momento la Città e il Cantone sono chiamati a pronunciarsi sulla prima fase, quella della ricapitalizzazione indispensabile per garantire la continuità dell’aeroporto oltre il 2019. Su questa prima fase nulla è cambiato dal 23 maggio scorso. Un rifiuto di questa ricapitalizzazione condurrebbe – come spiegato nel messaggio – alla chiusura praticamente immediata dell’aeroporto, con pesanti ricadute sociali ed economiche, ma anche con importanti costi di liquidazione che graverebbero unicamente sulla città.
E non lo nega nemmeno Claudio Zali. “Senza ricapitalizzazione, si chiude entro la fine dell’anno”, ha detto, e il sindaco luganese Borradori si è detto d’accordo, spiegando di essere pronto a difendere sino in fondo la posizione scelta perché “non siamo stati eletti per demolire l’aeroporto bensì per farlo vivere”.
Le notizie che girano in questi giorni, tutte negative (il PLR luganese ha anche chiesto il ritiro del messaggio municipale, oltre all’azzeramento del CdA), non aiutano, ha fatto notare Filippo Lombardi. Ma anzi, bloccano ogni possibile trattativa.
LASA comunque è convinta che, se avvenisse la ricapitalizzazione, si aprirebbero nuovi scenari. “Solo dopo questa fase e nel corso del 2020 sarà possibile esaminare scenari alternativi, approfondendo fra l’altro l’ipotesi di una concentrazione di Lugano Airport sulla sola aviazione generale, quella dell’apertura del capitale ad azionisti privati e quella di una dismissione controllata e progressiva dell’aeroporto con i necessari ammortizzatori sociali ed economici”.