BELLINZONA – Per cantare vittoria è ancora troppo presto, ma forse ci stiamo avvicinando al traguardo. Da quando il salario minimo è stato approvato dal popolo ticinese, ne è passata di acqua sotto i ponti e le posizioni parevano così diverse e distanti da rendere davvero difficile trovare un punto di incontro.
Invece, ora sembrerebbe di scorgere un accordo. L’idea sarebbe di convergere inizialmente su una forchetta che vada tra i 19 e i 19,50 franchi orari per tre anni, analizzare le conseguenze sulle aziende e poi passare a una forchetta fra 19,50 e 20 franchi.
Una proposta che troverebbe d’accordo anche il PLR, pur ponendo la condizione che dopo tre anni sia il Gran Consiglio a dare il via libera a un eventuale aumento se l’impatto per le ditte locali sarà sostenibile".
Penso che nelle prossime settimane si arriverà a una soluzione condivisa, ad esempio scaglionando in tappe l’entrata in vigore e prevedendo – a tutela dell’economia – anche una valutazione intermedia dell’impatto del salario minimo sulle aziende dopo un certo lasso di tempo dall’introduzione dello stesso”, ha detto a La Regione, per la Lega, Michele Guerra.
E un accordo possibile lo vede anche il PPD. “Credo che con un piccolo sforzo, da una parte e dall’altra, si riuscirà in tempi ragionevolmente brevi ad accordarsi sull’obiettivo dei 20 franchi all’ora, chiaramente verificando nel lasso di tempo che ci siamo dati che effettivamente il salario minimo risponda ai due obiettivi dell’iniziativa popolare lanciata a suo tempo dai Verdi: evitare l’effetto sostituzione e combattere il dumping salariale”, ha spiegato Maurizio Agustoni.