BELLINZONA – Salario minimo, è caos! A praticamente nessuno va bene la forchetta prevista dal Governo. La Lega ha detto che vi si sarebbe adattata, con lo scopo di alzare poi, mentre per PS e Verdi è inaccettabile (lo hanno ribadito assieme al PC). E intanto il tema probabilmente slitta alla prossima legislatura.
A essere pronto a dire sì al messaggio governativo era il PLR, non comunque convinto che il salario minimo di per sé risolverebbe la situazione del mercato del lavoro.“Il PLR conferma il proprio sostegno all’impostazione del messaggio governativo sul salario minimo – con una forchetta a livello di salario sociale e il rafforzamento dell’Ufficio cantonale di conciliazione – che permetterebbe di dare finalmente seguito all’esito della votazione popolare, evitando che in Ticino si paghino salari sotto i 19 franchi”, si legge in una nota. “Allo stesso modo si conferma la disponibilità all’ipotesi di una correzione al rialzo della forchetta, passando da 18.75-19.25 franchi orari a 19.00-19.50 franchi. Allo stesso modo il PLR è disponibile a valutare, dopo i necessari approfondimenti, l’introduzione di eventuali misure accompagnatorie (finora solo abbozzate) e – dopo la valutazione degli impatti reali – a entrare nel merito di eventuali ulteriori adeguamenti che limitino i rischi legati ad un aumento dei salari minimi che vada praticamente solo a beneficio della manodopera frontaliera”.
Come calcolarlo, prima di tutto? “È necessario riferirsi a prestazioni sociali che già conosciamo, come l’indennità di assistenza (14.48 franchi/ora), le indennità sociali (18.19 franchi/ora) oppure ancora quanto definito per le prestazioni complementari (19.45 franchi/ora). La proposta del Governo tiene conto questi tre valori di riferimento proponendo una soluzione mediana”, dunque 18,75-19,25 franchi vanno bene.
Ma “purtroppo, pensando di poterne avere un beneficio in campagna elettorale, alcuni partiti si sono messi a inventare nuove proposte e a proporre soluzioni fantasiose di difficile applicazione. In particolare, taluni propongono riflessioni economiche che nulla hanno a che fare con il concetto di salario sociale. Infischiandosene del fatto, che talune realtà economiche, in particolare esistenti nelle zone periferiche, si vedrebbero messe in grave difficoltà se l’asticella del minimo salariale fosse posta troppo in alto”, prosegue il PLR. Che precisa: “Allo stesso modo, si fatica a tenere in considerazione che i ¾ dei beneficiari del salario minimo saranno comunque frontalieri e che l’innalzamento del minimo salariale porterà inevitabilmente ad un allineamento verso il basso dei salari più alti, visto che ogni azienda deve mantenere sotto controllo il costo totale degli stipendi versati ai propri collaboratori”.
Infine “pur appoggiando la soluzione nel rispetto di quanto deciso dal popolo, ribadisce che la soluzione per migliorare la situazione dei salari in Ticino risiede nel rafforzamento del partenariato sociale con la definizione di contratti collettivi di lavoro. Partenariato sociale che caratterizza la pace del lavoro in Svizzera ed è premessa indispensabile per una crescita economica socialmente sostenibile. Per queste considerazioni ci rammarichiamo che non sia stato possibile avere il necessario sostegno alla soluzione governativa, pur leggermente corretta, quale concreta risposta ad una decisione presa democraticamente e che deve essere messa in atto”.