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Cronaca
07.03.20 - 18:000
Aggiornamento: 13.03.20 - 22:16

Residenti e frontalieri, la proposta dell'AITI e quel campanilismo che non scompare nemmeno col Coronavirus

Reazioni dopo l'email dell'associazione alle aziende. "Chi paga?". "Ma se non lasciano qui nemmeno i soldi per un caffé...". E dall'altra parte: "Gli svizzeri non potranno fare la spesa da noi". Però il problema è decisamente un altro...

COMO – AITI ha scritto ai suoi associati di far rimanere i frontalieri a soggiornare per un certo periodo in Ticino, almeno quelli che hanno ruoli dirigenziali e sono strategici all’interno delle aziende. Questo in vista di una possibile chiusura della Lombardia, che potrebbe diventare zona rossa.

Ma il suggerimento sui social non pare piacere. Purtroppo spesso ci sono battibecchi fra italiani e ticinesi e non si placano nemmeno in casi di emergenza come il Coronavirus. Infatti la domanda di tutti è chi pagherebbe una tale misura, mentre al di là del Confine qualcuno non fa a meno di ironizzare sui ticinesi che fanno la spesa in Italia.

“Se chiudevano le dogane da subito si evitava buona parte di questo casino”, si lamenta qualcuno. “Abbiamo capito , li mettiamo in albergo così gli'albergatori hanno un po’ di lavoro?”, chiede un altro, a cui aggiungono: “a nostre spese?”. 

Non mancano gli attacchi: “Ma se nemmeno vanno al bar per non spendere soldi da noi , figuriamoci se devono restare qui a dormire ....”. 

Qualcuno la mette la mette sul politico: “Tutto purché investire nella formazione, ricerca e lavoro per i residenti e/o cittadini svizzeri in un settore critico per l'esistenza stessa della Svizzera. Complimenti per la lungimiranza a tutti quei partiti pro apertura e favorevoli alla LC!”.

Ovviamente ci sono da tenere in considerazione i familiari che resterebbero nella zona rossa. “Ma quale persona accetterebbe di lasciare la famiglia in Lombardia per un “certo periodo”, e non avere la possibilità di rientrare quando vogliono a casa perché la frontiera è chiusa. Per restare dove? In un Ticino dove non esiste il virus? Mi sa che neppure all’AITI sanno più che pesci pigliare...”.

Passiamo a commenti di frontalieri. “Si certo, perché un eventuale epidemia nelle zone di confine, si fermerebbe alla frontiera?...Il Ticino ha le strutture per accogliere i frontalieri?”. “Chi paga?”.

Poi il sarcasmo: “E i ticinesi che fanno la spesa da noi li mettiamo per un po' all’Iper di Varese? Che ignoranza, forse non hanno capito che un virus non teme confini”. “Io penso che se la Lombardia dovesse diventare zona rossa anche il Canton Ticino dovrebbe adottare misure simili dato che il virus di certo non si ferma alla Frontiera”. “Se diventa zona rosa la Lombardia i residenti in Ticino smetteranno di fare la spesa in Italia”. “Siamo passati dal dover essere fermati alle frontiere al dover essere trattenuti in Ticino! Pazzesco come in così poco tempo cambiano le cose!...”

Va detto che probabilmente molti hanno ragionato solo spinti dal campanilismo senza riflettere sul fatto che la proposta è partita da AITI perché se la Lombardia fosse zona rossa, difficilmente si potrà andare e venire come si vorrà. Riportiamo un commento di qualcuno che ha compreso: “Se la Lombardia diventa zona rossa,non possiamo più varcare il confine... Quindi AITI si prepara al peggio chiedendo ai frontalieri di fermarsi in Ticino... Altrimenti senza operai dalla Lombardia chi lavora nelle industrie ? Quindi non è né prevenzione né discriminazione..Ma semplicemente matematica per salvare l’economia ticinese”.

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