BELLINZONA – Stiamo vivendo senza dubbio una situazione senza precedenti, almeno nell’era moderna. E così capita che qualcuno possa rimanere di fatto bloccato in una nazione, senza possibilità di tornare a casa.
È quello che sta accadendo ai due protagonisti della nostra storia (nomi noti alla redazione). Si tratta di padre e figlio, il primo di una sessantina d’anni, il secondo di una trentina. Vivono in Sicilia e qualche giorno fa, prima che la Lombardia divenisse zona rossa, ben prima che lo diventasse tutta Italia, hanno preso un aereo per venire a trovare dei parenti che vivono in Ticino. Sono ospiti della mamma (rispettivamente nonna).
Il ritorno era previsto per settimana prossima, d’altro canto i due non hanno vincoli che facciano sì che debbano tornare entro una carta data. Ma da quando si è cominciato a parlare di chiusura delle regioni, è scattato l’allarme: hanno tentato di anticipare il rientro a oggi. Senza successo. Perché entrare in Italia, per loro, è possibile, però non c’è modo di arrivare a casa. I voli per la Sicilia sono sospesi, i treni si fermano a Milano (e a quel punto non potrebbero rientrare in Svizzera dai parenti).
Il tentativo dei familiari è di farli rientrare tramite Zurigo, altrimenti rimarranno almeno sino al 3 aprile presso la nonna.
Purtroppo i due hanno problemi di salute e, in particolare il padre, necessitano di medicamenti che in Ticino non si trovano. Quando sono partiti, non pensando a una vicenda simile, hanno portato le pastiglie contate, qualcuna in più per le emergenze. Ma presto finiranno. Come fare a ottenere i farmaci di cui hanno bisogno? Un facs simile svizzero, dopo anni di abitudine, non va bene. Serve proprio il loro medicamento. Ci si augura che medici e farmacie vengano incontro a chi non per colpa sua è rimasto bloccato.
Insomma, ai tempi del Coronavirus succede anche questo.