*Presa di posizione dell'UDC Ticino sulla riapertura delle scuole
La decisione del Governo cantonale di riaprire le scuole il prossimo lunedi 11 maggio sta incontrando innumerevoli resistenze. Se da un lato il rientro a scuola degli allievi è auspicato - soprattutto a seguito delle diverse settimane di apprendimento ridotto e per cercare di colmare il deficit di conoscenze e ritardo nei programmi - riteniamo che queste lacune si potessero riacquisire anche in modo straordinario e diverso.
Si sarebbe per esempio potuto allungare la fine dell’anno scolastico a metà luglio - spostando così ancora di una decina di giorni il rientro generale e far riprendere il nuovo anno scolastico anziché a settembre a metà agosto - sfruttando queste settimane iniziali per ricuperare in parte le lacune di programma dell’anno interrotto. La riduzione delle vacanze estive a un solo mese avrebbe avuto anche il vantaggio che gli allievi sarebbero stati occupati maggiormente dalla scuola, che in considerazione del possibile annullamento delle colonie estive, si sarebbe rivelata d’aiuto alle famiglie.
Oramai è tardi per programmare misure eccezionali di questo tipo, che a noi risultano essere sempre state scartate sia dal DECS che dal Governo. Dobbiamo invece affrontare una nuova emergenza: quella dell’inefficacia o peggio dell’inapplicabilità delle decisioni prese dal Governo sul tema scuola in questi giorni. Inutile insistere con una soluzione - quella del Governo - che non trova una base sufficiente di consenso e che rischia di degenerare in anarchia generale. Molti Comuni confrontati con la messa in atto delle disposizioni emanate dal DECS sono oggettivamente in palese difficoltà nel trovare un’applicazione. Il trasporto degli allievi in molti casi necessita di essere rivoluzionato, inoltre difficilmente garantisce il rispetto delle distanze sociali.
L’attivazione di servizi mensa, che sono indispensabili per molte sedi perché non è possibile garantire il trasporto a casa anche a mezzogiorno, diventa un’operazione complicata e pure costosa. Il servizio di pulizia e disinfezione necessita di essere fortemente potenziato e i docenti saranno più impegnati a verificare che gli allievi abbiano disinfettato le mani e che tengano le distanze tra di loro, piuttosto che a insegnare. Diversi Comuni sono oggettivamente in difficoltà e non intendono applicare quanto chiesto dal Governo, molti genitori impauriti da questa caotica situazione hanno già annunciato che non manderanno i loro figli a scuola e numerosi docenti e direttori di istituti non sono d’accordo con quanto proposto dal DECS e ratificato dal Governo.
Un pasticcio colossale frutto dell’incapacità oramai abitudinaria del DECS nel creare il consenso. Pragmaticamente è ora necessario un passo indietro: meglio una soluzione parziale che una soluzione disastrata. Il Governo e il Direttore del DECS in primis, possono ancora rimediare. Evitiamo dunque che vi sia un insegnamento a macchia di leopardo - dove alcuni istituti apriranno e molti altri invece terranno chiusi i battenti – dove il fatto di riaprire le scuole provocherà l’eliminazione dell’insegnamento a distanza, così l’istruzione la riceveranno solo quei pochi allievi che si recheranno a scuola, rischiando ancora più di creare una differenza tra allievi, sedi scolastiche e comuni, ingiustificata e poi insanabile.
Ritenuto che l’organizzazione per un lasso di tempo così breve (11 giorni effettivi) è molto onerosa e che soprattutto ormai rischia di essere praticamente inutile, visto il probabile boicotto in massa della frequenza e l’esteso rifiuto dell’attuazione della decisione del Governo a livello comunale; l’UDC Ticino ritiene che il Santo non valga la candela, e che non sia opportuno spaccare il paese per pochi giorni di scuola. Ritiene invece corretto che tornino a scuola unicamente le classi di V. elementare e di IV. media per preparare gli allievi al cambiamento di ordine di scuola. Gli altri allievi continuino con l’insegnamento a distanza da casa.
Questa pragmatica soluzione sarebbe implementabile con meno difficoltà, permettendo agli istituti di occupare poche aule, limitare la frequenza e gli spostamenti e così garantire le norme igieniche e di protezione. Il DECS pianifichi in stretta collaborazione con i Comuni, - coinvolgendoli davvero e non per alibi, - il rientro delle scuole in forma classica a settembre, quando i Comuni e i direttori d’istituto avranno avuto il tempo di preparare strutture, risorse e servizi degni di una scuola di qualità.
A questo aggiungiamo pure l’augurio che gli esami di maturità vengano regolarmente tenuti, almeno quelli scritti, in considerazione dell'importanza del titolo e delle sue implicazioni per l'accesso agli studi universitari.