BERNA – Il Consiglio federale ha fornito il suo preavviso negativo al postulato presentato dal Consigliere Nazionale Piero Marchesi il 6 maggio. intitolato “Settore sociosanitario. La Svizzera non sia dipendente dalla manodopera estera.”
“La pandemia Covid19 – si legge in un comunicato – e la relativa limitazione della manodopera estera nel periodo di Lock – down ha messo in evidenza un problema grave dell’economia svizzera, in particolare in uno dei settori più strategici del paese. Il settore sociosanitario è fortemente dipendente dalla manodopera estera”.
Secondo il Consiglio federale “il 26% della manodopera impiegata proviene dall’estero, una vera esagerazione. Il postulato presentato da Piero Marchesi chiede al Consiglio federale di “elaborare una strategia a medio termine per rendere il sistema sociosanitario svizzero indipendente dalla manodopera estera. Il progetto dovrà essere capace di generare maggiore interesse dei giovani nelle professioni del settore, attraverso la promozione e l'orientamento professionale delle varie formazioni già durante la scuola dell'obbligo, creando inoltre condizioni di lavoro e di carriera interessanti. I residenti devono poter beneficiare della preferenza nelle assunzioni del personale rispetto a chi proviene dall'estero, proprio perché settore strategico del paese. Il Consiglio federale è inoltre incaricato, assieme ai Cantoni, di indicare le tempistiche di attuazione, i costi, gli investimenti previsti e chiari indicatori per monitorare il progetto.”
Il Consiglio federale nel suo preavviso negativo sostiene che “Il Consiglio federale non ha dovuto attendere le conseguenze del coronavirus per riconoscere l'importanza del personale qualificato svizzero, in particolare nel settore sanitario. Nel 2010 la Confederazione, i Cantoni e le organizzazioni del mondo del lavoro hanno avviato congiuntamente il "Masterplan Formazioni professionali sanitarie", non da ultimo con l'obiettivo di incrementare il numero di titoli ottenuti in ambito sanitario in Svizzera. Come risulta dal relativo rapporto finale e dai dati aggiornati dell'Ufficio federale di statistica, l'obiettivo è stato raggiunto.”
Il Consiglio federale ritiene dunque che “il 26% di personale operante nel settore sociosanitario proveniente dall’estero sia un dato virtuoso e non allarmante al punto da rifiutarsi di mettere in campo nuove e incisive azioni per migliorare la situazione. Affidarsi al controprogetto indiretto all'iniziativa sulle cure infermieristiche per risolvere il problema, come sostenuto dal Governo, significa mettere la testa sotto la sabbia e non voler vedere che i problemi da soli non si risolvono.
L’obiettivo di introdurre una preferenza indigena obbligatoria nelle assunzioni dei nuovi operatori nel campo sociosanitario non è nemmeno presa in considerazione. Molti, tra cui l’UDC, auspicano maggiore attenzione all’impiego dei residenti e a una maggiore indipendenza nei settori strategici del paese, ma alle parole sembrerebbero non seguire i fatti”.
“Si attende – attacca l’UDC – dal Parlamento maggiore coraggio e concretezza”.