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Cronaca
08.10.20 - 09:000

Garzoni è preoccupato: "Se i numeri continueranno a salire possibile che il virus torni a colpire le categorie a rischio"

Il direttore sanitario della Clinica Moncucco non ha dubbi: servono le mascherine obbligatorie. "Torniamo a essere diligenti come nei mesi della pandemia, c'è stata una perdita di attenzione"

LUGANO – Quello che tutti si attendevano sta succedendo: con l’inizio dell’autunno, il Covid19 torna a far paura. Per ora soltanto a livello di contagi e non di casi gravi. Ma è un segnale che va preso sul serio: a livello nazionale, nelle ultime 24 ore, sono stati registrati oltre mille nuovi contagi. Con due morti e dieci pazienti finiti in ospedale. Anche in Ticino i numeri crescono: trentanove casi positivi nell’ultimo giorno. Ma attualmente in ospedale ci sono solo quattro persone che hanno contratto il virus.

La preoccupazione è dunque legittima, e il dottor Christian Garzoni la condivide, pur senza allarmismi eccessivi: “Siamo in una fase in cui i numeri aumentano", dice a liberatv "ma solo nei prossimi giorni sapremo se questo aumento è confermato e se lineare o esponenziale. Sono comunque numeri che preoccupano. Perché la crescita dei contagi sembra essere rapida e se ci troveremo di fronte a grandi numeri il contact tracing rischia di non essere più fattibile, il che significherebbe non riuscire più a contenere l’epidemia”.

La quota di 60 nuove “contaminazioni” per 100’000 abitanti, che Berna ha definito per designare le zone a rischio, è stata superata. L’evoluzione degli indicatori sanitari indica che il numero di infezioni ogni 100’000 abitanti in quattordici giorni si situa a 74,1. Per questo motivo, il comitato direttivo della Conferenza svizzera delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (CDS) ha invitato oggi i Cantoni ad adottare le misure previste per contenere la propagazione del Covid-19, come l’obbligo di indossare la mascherina nei negozi e in generale nei luoghi chiusi. Proprio oggi i Cantoni di Berna e Zugo hanno preso decisioni in questo senso.

Tra le possibili cause dell’aumento dei casi in Ticino, il direttore sanitario della Clinica Moncucco, indica “il freddo e il maltempo degli ultimi giorni, che ha costretto la gente a stare in luoghi chiusi, senza la possibilità di arieggiare i locali”. Ma anche gli allentamenti sui numeri di persone autorizzate per gli eventi. “Potrebbero aver inciso sul trend anche le difficoltà nell’identificare i bambini malati nelle scuole, o la forte presenza di turisti confederati provenienti da regioni fortemente colpite venuti in Ticino per le vacanze autunnali, e l’aumento dei casi nella vicina Lombardia”.

Come sempre, è difficile capire quale sia l’esatta origine della ripresa dell’epidemia, che va probabilmente ricercata in più fattori concomitanti.

In più, aggiunge l’infettivologo, “c’è a mio avviso una perdita di attenzione da parte della popolazione, in particolare nel rispetto delle distanze sociali e nell’uso delle mascherine. Oggi abbiamo il numero di casi positivi che ci preoccupa, ma la notizia positiva è che per ora il virus colpisce ancora categorie di persone non a rischio. Ma se i numeri continueranno a salire, è possibile che torni a colpire anche le categorie a rischio, e non sto a ripetere quali sono. Sarà un inevitabile fenomeno proporzionale”.

Che fare, quindi? “Dobbiamo tornare a essere diligenti come lo siamo stati durante i mesi della pandemia: mettere le mascherine nei luoghi chiusi, come locali pubblici, negozi e uffici. Rinnovo dunque la richiesta già indirizzata al Consiglio di Stato in una lettera firmata da centinaia di medici: introdurre l’obbligo della mascherina. Consiglio poi di tenere le finestre aperte nei luoghi in cui soggiornano o lavorano più persone, quando si può, ovviamente… Di incontrarsi possibilmente all’aperto, sfruttando i giorni di bel tempo. E poi, di disinfettarsi e lavarsi costantemente le mani, e di usare la mascherine, naturalmente, anche se non sono obbligatorie”.

Garzoni ribadisce l’appello al buon senso e alla responsabilità individuale: “Ci sono almeno quattro buoni motivi per usare la mascherina: protegge chi ci sta davanti, protegge noi stessi, previene infezioni da virus influenzali invernali più o meno banali banali evitando di sovraccaricare il sistema sanitario con inutili tamponi… Infine, gli studi recenti dicono che chi inala una forte carica virale ha più possibilità di sviluppare una forma grave di Covid, un rischio che la mascherina può ridurre”.

 

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