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Cronaca
08.04.22 - 17:010

Pattinaggio Lugano, si è dimesso il Comitato. I genitori denuncianti: "Poca chiarezza e nessuna scusa"

Il Municipio di Lugano ha preso atto del rapporto dei vertici dell'associazione. Le famiglie: “Speriamo che il coraggio delle nostre figlie possa aver contribuito a migliorare l'ambiente per le atlete future”

di Marco Bazzi

LUGANO - "Problemi ce ne sono stati, eccome, ma non tali da sfociare nella sfera del mobbing. È quanto ha concluso il Municipio di Lugano, dopo aver preso in esame il rapporto elaborato dal Club di pattinaggio artistico sulle accuse, mosse ad un'allenatrice e ad un allenatore, di comportamenti offensivi nei confronti di atlete durante gli allenamenti”. Così si legge sul sito web della RSI, che ieri sera ha dedicato un servizio televisivo al caso intervistando il vicesindaco e responsabile del Dicastero sport, Roberto Badaracco, il quale ha affermato che la vicenda "non raggiungeva la gravità che era stata denunciata".

Il Comitato si è dimesso in corpore

Mancava però nel servizio la notizia principale: il Comitato direttivo del Club, presieduto da Fausta Alberti, si è dimesso. Lo ha annunciato in una circolare ai soci inviata il 25 marzo convocando un’assemblea generale straordinaria per mercoledì prossimo, 13 aprile. “Il Comitato direttivo – si legge nella circolare – ha deciso di rassegnare le dimissioni, di conseguenza coloro che intendono candidarsi per un posto nel CD dovranno inoltrare un loro curriculum vitae accompagnato da una breve lettera di motivazione”. 

Il Comitato spiegherà nel corso dell’assemblea le motivazioni che lo hanno portato a dimettersi in corpore. Ma è chiaro che una decisione del genere non può che essere ricondotta alla bufera che nei mesi scorsi ha travolto il Club, dopo che liberatv ha rivelato i contenuti della decisione del Tribunale arbitrale di Swiss Ice Skating. Numerose sono state, dopo il nostro articolo, le testimonianze di genitori che hanno denunciato i metodi inaccettabili utilizzati in pista nei confronti delle allieve da parte di un allenatore e di un’allenatrice. La posizione più grave riguardava quest’ultima, tanto che, in seguito alla bufera, la RSI ha interrotto la collaborazione con la donna, che commentava il pattinaggio durante le Olimpiadi, e lo stesso Club l’ha sospesa dalle lezioni sul ghiaccio, per poi reintegrarla qualche settimana dopo.

Preso atto della decisione del Tribunale di Swiss Ice Skating, datata 7 gennaio, che aveva ricevuto in copia, il Municipio di Lugano aveva chiesto al Club un rapporto dettagliato sull’accaduto e sulle misure che intendeva adottare per evitare che fatti simili si ripetessero in futuro. “Stigmatizziamo l’accaduto e abbiamo chiesto al Club un rapporto dettagliato fissando il termine della fine di febbraio”, aveva dichiarato Badaracco a liberatv il 9 febbraio. In seguito, il Club ha chiesto una proroga per la consegna del rapporto, mentre fioccavano le testimonianze di madri che confermavano la gravità dei fatti.

Come Municipio, aveva precisato Badaracco, non possiamo adottare provvedimenti, che rimangono di competenza del Club, con il quale “abbiamo un semplice accordo per la messa a disposizione della pista, che è uno spazio pubblico in quanto appartiene alla Città”.

La questione del mobbing

Ora, sulla scorta del rapporto che il Club ha inviato al Municipio, il Municipio stesso ha concluso che non vi sono stati problemi tali da sfociare nel mobbing. Osserviamo che il mobbing non è contemplato tra i reati previsti dal Codice penale, e che si presta a interpretazioni piuttosto elastiche.

Riprendiamo, tanto per fissare un punto fermo, la definizione che ne dà la SECO, il Segretariato di Stato per l’economia, nell’ambito dei rapporti sul posto di lavoro, una definizione che ci pare applicabile anche alle relazioni in ambito sportivo.

Rientrano nel concetto di mobbing: “aggressioni con impatto sulla comunicazione: non consentire all’interessato di esprimersi, interromperlo, urlargli contro, non fornirgli informazioni; aggressioni con impatto sulle relazioni sociali: rifiutare ogni sorta di contatto con l’interessato, ignorarlo, emarginarlo, isolarlo; aggressioni con impatto sulla reputazione: ridicolizzare, spargere voci infondate, prendere in giro, offendere, fare commenti sprezzanti sull’interessato”.

Ergo, nessuno di questi comportamenti sarebbe stato messo in atto nei confronti delle allieve dai due allenatori del Club finiti nella bufera. Ma è inutile oggi disquisire sul termine mobbing. Basta ricordare le parole scritte nero su bianco da Swiss Ice Skating: “Alcune delle testimonianze incrociate a disposizione del Tribunale arbitrale sono incriminanti e gravi. È dovere del Comitato del Club Pattinaggio Lugano indagare seriamente sulla questione e prendere tutte le misure necessarie per assicurare che parole o comportamenti offensivi e umilianti non si ripetano”.

Va anche detto che, la conclusione a cui è giunto il Municipio di Lugano sulla base del rapporto elaborato dal Dicastero sport si fonda solo sulle informazioni fornite dal Club, in quanto le famiglie che hanno denunciato i comportamenti dei due allenatori non sono state contattate. Nell’intervista alla RSI, Badaracco ha aggiunto che il Club ha raggiunto un accordo con l'allenatrice, che la obbliga a rispettare determinati principi e anche i codici etici e di condotta di Swiss Ice Skating. E in caso di trasgressione ci saranno "ovviamente delle conseguenze". Lo stesso discorso è stato fatto all'allenatore, che si è detto pronto ad attenersi a questa carta dei valori.

La presidente del Club, Fausta Alberti, contattata sempre dalla RSI, si è detta convinta che il pattinaggio artistico a Lugano sia ora pronto a voltare pagina, senza però dire che il Comitato ha deciso di dimettersi.

La reazione delle famiglie che hanno denunciato

E le famiglie che hanno denunciato il caso a Swiss Ice Skating, che ne pensano? Ecco la loro presa di posizione:

“Sapevamo che sarebbe arrivato un rapporto "di parte", un rapporto che sminuisse i fatti, considerato che nel corso degli anni il Club pattinaggio Lugano ha sempre difeso a spada tratta i due insegnanti in questione. Il Tribunale arbitrale di Swiss Ice Skating nel suo rapporto scritto aveva chiaramente evidenziato che "alcune delle testimonianze incrociate a disposizione del tribunale arbitrale sono incriminanti e gravi" e sottolineava i "comportamenti offensivi e umilianti". Stiamo parlando di veri e propri maltrattamenti quali "tirate di capelli", "spintoni", insulti pesanti anche nei confronti di atlete di soli 9 anni, che non possono in nessun caso essere tollerati né tantomeno essere confusi con incoraggiamenti tesi a migliorare le performances sportive.

Riteniamo importante segnalare che il rapporto redatto dal Tribunale arbitrale si basa sulle audizioni delle due atlete, dei due istruttori e della Presidente del Club svoltesi a Berna, oltre che su testimonianze scritte riguardanti altre atlete del Club pattinaggio Lugano. Non dimentichiamoci inolte che il nostro non é un caso isolato ma che in seguito all'articolo pubblicato su liberatv sono emerse diverse testimonianze che hanno confermato i maltrattamenti e gli insulti subiti da numerose altre atlete nel corso degli ultimi anni. 

Duole constatare che anche a fronte di una decisione di un Tribunale arbitrale svizzero, non ci sia stata una reale volontà di fare chiarezza e pulizia e che i vertici del Club pattinaggio Lugano non si siano mai scusati con le ragazze coinvolte. Ci dispiace che le nostre figlie siano state costrette ad interrompere, loro malgrado, l'attività sportiva che amavano, tuttavia speriamo che il loro coraggio non sia stato vano ma che possa aver contribuito a migliorare l'ambiente per le atlete future”.

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