LUGANO - La decisione del Club di Pattinaggio Lugano è arrivata ed è forte: l'istruttrice protagonista del caso di mobbing che ha scosso lo sport giovanile ticinese, al momento, non lavorerà più sul ghiaccio.
Le tappe della brutta storia di mobbing
La vicenda era stata portata alla luce da liberatv. Due giovanissime atlete avevano lasciato il club a causa dei comportamenti di un allenatore e soprattutto della donna, che peraltro era già stata richiamata per qualcosa di analogo nel 2020. Una famiglia si era rivolta a Swiss Ice Skating, il cui Tribunale Arbitrale aveva giudicato gravi i fatti, chiedendo al club di richiamare ufficialmente la donna (leggi qui).
Tra l'attenzione anche delle istituzioni, il club inizialmente aveva detto di non aver saputo nulla di quanto accaduto prima di aver ricevuto la decisione del Tribunale arbitrale, anche se in realtà è spuntata un'email di una delle giovani coinvolte alla presidente (leggi qui). E scoperchiato il vaso di Pandora in diverse persone si sono lamentate di quel che succedeva sul ghiaccio di Lugano (leggi qui).
Il club incontra l'allenatrice e....
Il club ieri aveva detto che le le accuse erano “già tematizzate e sta procedendo con quanto di sua competenza, dando seguito alle indicazioni ricevute”. (leggi qui). Oggi ha fatto marcia indietro, prendendo una decisione forte, dopo aver incontrato l'allenatrice.
Ecco la nota: "Il Comitato del Club Pattinaggio Lugano e la sua allenatrice comunicano, al termine del costruttivo confronto odierno, che si è di comune accordo deciso che, nell’interesse generale degli atleti, ed in particolare per permettere uno svolgimento regolare e sereno delle attività del Club, al momento compromesse dall’attenzione mediatica, e permettere di definire la situazione nel rispetto dei diritti di tutte le parti coinvolte, l’allenatrice momentaneamente non svolgerà la sua attività sul ghiaccio. Si comunica già sin da ora che non verranno rilasciate ulteriori dichiarazioni né da parte del Club né da parte dell’allenatrice, proprio nell’ottica di tutelare la personalità e la dignità, anche professionale, di tutte le parti rispettivamente per consentire gli accertamenti del caso".