BELLINZONA – "La protesta attuata dal gruppo di Germano Mattei è stata a dir poco di cattivo gusto, oltre che illegale. Noi del Gruppo Uomo e Biodiversità ci sentiamo in dovere d’intervenire per contrastare questa disinformazione inaccettabile”. Inizia così il comunicato stampa del neonato gruppo 'Uomo e Biodiversità, che torna a parlare della protesta shock degli allevatori dopo una probabile predazione di pecore e agnelli a Cermentino.
"Innanzitutto – si legge –, dovremmo per coerenza portare al Palazzo delle Orsoline anche tutte le altre pecore e capre che muoiono per motivi diversi e che rappresentano la gran maggioranza delle morti. Si parla di circa 10 volte il numero di capi predati dai lupi (secondo i dati svizzeri del 2020, riportati nella foto in basso, si parla di 300-500 capi predati contro i 4500 circa di capi morti a causa dell’incuria). Chi non si occupa del proprio gregge causando morti e ferimenti continui, solitamente, è anche colui che subisce danni da predazione, poiché per gli stessi motivi non protegge adeguatamente il proprio bestiame. Non potendo pretendere un risarcimento, ci viene da pensare che queste persone credano di risolvere il problema eliminando (di nuovo) un’intera specie. Ma se avessero ricevuto informazioni scientifiche e corrette, saprebbero che la soluzione dell’abbattimento non dura nel tempo".
E ancora: “È il momento di discernere da chi vorrebbe proteggersi e non può per ragioni concrete, che andrebbe sostenuto e aiutato da Cantoni, Confederazione ed Enti preposti (anche supportando direttamente il lavoro con un incremento di manodopera), da chi NON VUOLE proteggersi anche se la conformazione del suo terreno lo consentirebbe. Non è infatti un po’ strano che sia sempre il proprietario del gregge del Cerentino ad essere colpito dal problema? È ben noto come non vengano adottate le misure minime di protezione (lo si evince anche dal servizio del Quotidiano sulla RSI, in cui è apparso), oltre al fatto che il gregge è stato fatto uscire all’alba, ora nota per essere il momento preferito dei canidi per la caccia. Avrebbe dimostrato maggiore saggezza se avesse aspettato almeno le 8 ma, evidentemente, non conosce a sufficienza la specie o ha voluto servirgli un bel banchetto su un piatto d’argento, visto che la recinzione elettrificata non era nemmeno stata attivata. Quindi di cosa stiamo parlando? In Ticino TUTTI i casi segnalati sono risultati indifendibili da un punto di vista del risarcimento in seguito a danni causati dal lupo perché non rispettavano le norme di protezione di base”.
“È sbagliato quindi usare, o meglio strumentalizzare senza alcun rispetto, le morti dei loro animali per rappresentare la situazione di tutto il settore, perché questo significa fare disinformazione. Con questo non vogliamo negare che il lupo sia presente e abbia capito che, dove non ci sono ostacoli, predare greggi che non fuggono è più facile che predare selvaggina, per questo motivo bisogna reimparare il mestiere alla luce di questa presenza, come lo si è fatto per adeguarsi alla scarsità d’acqua e per altri cambiamenti ambientali. Auspichiamo sinceramente che il Cantone e la Confederazione si mobilitino per la creazione di una sezione atta a formare obbligatoriamente tutti i contadini sulle nozioni biologiche, di protezione e di convivenza tra contadini e predatori e che, con l’aiuto anche di volontari ed Enti come WWF e Pronatura, organizzino se necessario delle giornate per la posa delle protezioni là dove i contadini da soli non sono in grado di provvedere”.
“È assolutamente necessario che i luoghi comuni, le falsità e i miti vengano sfatati e sostituiti con informazioni aggiornate e utili per adeguarsi ai tempi che corrono o diretti interessati resteranno sempre più indietro rispetto al mondo che impone una maggiore protezione della biodiversità. In tempi di scarsità di risorse, clima impazzito e di minor interesse delle nuove generazioni verso questo settore, è evidente che bisogna metterci del proprio non solo per sopravvivere contro i predatori e le forze della natura ma anche per garantire un futuro all’agricoltura stessa, rendendola di nuovo attrattiva. E oggi chi si ostina a lottare contro la natura non lo è. La simbiosi è l’unica soluzione per durare nel tempo ed essere sostenibili sul piano ecologico, economico e sociale”.
“Non cadiamo quindi nella trappola di chi vuol solo ottenere visibilità mediatica e creare scalpore, senza portar nessun tipo di proposta propositiva: ci chiediamo infatti cosa faccia l’associazione ticinese per la protezione del territorio dai grandi predatori di concreto per aiutare i contadini. Ha elargito aiuti finanziari o di manodopera oppure si fa sentire solo quando c’è da far polemica sui giornali? Ciò che fa di concreto, a nostro avviso, è illudere i contadini che l’abbattimento sia una soluzione efficace e diffondere informazioni errate sulla biologia del lupo. Lasciamo perdere queste discussioni e concentriamoci sulle soluzioni reali, ovvero: dissuadere il lupo alla predazione e informare, aiutare e valorizzare gli agricoltori con lungimiranza”.