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Cronaca
08.10.22 - 12:110

La sofferenza di un frontaliere. “Dieci anni di lavoro in Svizzera, dieci anni di mobbing. Ho pensato al suicidio”

L’uomo racconta la sua storia: “Ho stretto i denti. Ero fortunato ad avere un lavoro fisso, ma...”

COMO/TICINO – Il legame di Marco (nome di fantasia) con la Svizzera ha avuto inizio nel 2011. Per dieci anni ha lavorato come frontalieri in una ditta ticinese per dieci anni e sul posto di lavoro è stato vittima di mobbing e sfottò. L’uomo ha raccontato la sua storia al portale Qui Como. “Il bigliettino con la scritta ‘Teroni state a casa vostra’ è solo il gesto meno grave delle tante angherie subite per dieci anni”.

Angherie che si sono prolungate nel corso degli anni, ma di cui il titolare era all’oscuro. “Non volevo disturbarlo e peggiorare il clima di lavoro. Mi consideravo fortunato ad avere un lavoro fisso e vivevo nella speranza che il comportamento dei colleghi cambiasse”. Ma poco è cambiato. “Mi hanno spostato a fare dei lavori pesanti e pericolosi. Soffro di vertigini e mi hanno fatto lavorare in quota senza protezioni. Ho sempre stretto i denti, ma…”.

Ma la situazione non migliorava. “Non mi vergogno a dirlo. Nel 2015 ho anche pensato di togliermi la vita a causa dei loro comportamenti e sono finito in ospedale”.

Il rapporto di lavoro tra Marco e l’azienda svizzera è terminato nel 2021, quando la proprietà è cambiata. “Non capisco il motivo di tanto odio. Ora vivo in uno stato di ansia perenne e ho paura a fare qualsiasi cosa. Sono totalmente distrutto”.

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