PARADISO – Il salario dichiarato era corretto, ma in realtà gli operai prendevano molto di meno, oppure restituivano una parte di quanto incassato ai capi.
Un caso netto di caporalato, che finirà in aula, come ha fatto sapere ieri il Ministero Pubblico: il Procuratore Pubblico Moreno Capella ha infatti prospettato la promozione dell'accusa (per le ipotesi di reato di usura per mestiere - articolo 157 cifra 2 del Codice penale - subordinatamente usura - art. 157 CP) nei confronti di un 42enne e di una 50enne, entrambi cittadini italiani, titolare rispettivamente impiegata di un'impresa edile attiva nel Sottoceneri.
Il tutto partì con la segnalazione a UNIA da parte di tre operai. Poi si scoprì che i taglieggiamenti avvenivano ai danni della ventina di lavoratori della ditta, i quali a quanto pare veniva di fatto pagati 13 franchi all’ora. Una cifra che lascia senza parole.
E le parole di Vincenzo Cicero di UNIA al Corriere del Ticino lasciano senza dubbio l’amaro in bocca, dato che spiega come i casi di mala edilizia in Ticino siano in aumento. “Sono sempre di più le persone disposte a fare carte false per avere un lavoro. Prima chi sceglieva di lavorare come frontaliere lo faceva per guadagnare di più, ora è una scelta obbligata perché in Italia di lavoro non ce n’è. Spesso i lavoratori sono addestrati a rispondere che va tutto bene e i sindacati vengono guardati in cagnesco per paura di perdere il lavoro”, rendendo dunque difficile scoprire dove c’è qualcosa che non va.