MELIDE – Sono tornati anche in tv. I Blues Brothers, Maxi B e Michael Casanova, non si fermano mai e non smettono di stupire. Questa volta sono stati confrontati con una sfida wild, ovvero cinque giorni nella natura senza tecnologia, in “Modalità aerea”. Prossimamente si vedrà com’è andata, intanto Maxi B ci racconta…
“Non avevamo il telefono, ma nemmeno l’elettricità! Eravamo accampati in Leventina, ci siamo dovuti arrangiare, tornando alle origini. Ci siamo resi conto di quanta manualità si è perso, perché è tutto a portata di mano, lì servivano i fornellini di campo, bisognava dosare il cibo, andare a prendere l’acqua, farsi la tenda… Non siamo molto pratici. Pensa però che ci siamo accorti che la mancanza del telefono è andata scemando durante i giorni. Abbiamo parlato molto anche coi ragazzi dell’Alpe: altrimenti saremmo stati tutti col cellulare in mano. Molto più bello!”
Siete stati bene senza telefono: detto da voi che siete molto social, non è controproducente?
“In questo caso era bella l’attesa, si sa che sono cinque giorni. Non lo so se in una vita intera potrebbe essere fattibile, nel nostro lavoro e con la nostra mentalità. Però l’abbiamo vissuta un po’ per quello che era, io come spesso accade mi sono messo alla prova con le mie paura, dato che ci hanno fato fare anche delle prove sempre molto manuali e legate al territorio, agli animali, alle nostre capacità. Se una volta costruivo le capanne sugli alberi, ora non so più fare niente…”
E col passare dei giorni è andata meglio?
“Sì molto, perché inizi a organizzarti. La notte in Leventina la temperatura scende, noi avevamo il sacco a pelo, eravamo coperti ma faceva davvero freddo, durante il giorno lo sbalzo è incredibile. Abbiamo sistemato il campo base, trovando dei tavoli di fortuna, ci siamo adeguati alla situazione”.
La difficoltà e la mancanza più grandi cosa sono state?
“A tutti e due la musica. Cinque giorni senza sentire una nota per me, che ci lavoro da anni, è tragico, un silenzio quasi assordante, anche se era bello sentire la cascata con il suo scroscio o i fischi delle marmotte. Una notte mi sono svegliato, sono uscito dalla tenda ed era quando c’era la luna piena che si rifletteva nella vallata, davvero incredibile. Poi è mancato l’orario, non avere riferimenti. Davvero mangi quando hai fame, fai una cosa perché la devi fare, perdi la cognizione del tempo. In cinque giorni anche gli affetti non sono mancati troppo, certo che se si parlasse di un mese le persone care mancherebbero. In questo caso parlerei di abitudini e di comodità”.
Questa esperienza vi ha insegnato qualcosa, dei comportamenti che potete tenere anche nella vita di tutti i giorni?
“Che molte volte, per motivi di lavoro e per come siamo fatti, siamo alla rincorsa dei social, che così ci segue, ed è uno scambio reciproco col pubblico. Una volta abbiamo visto delle marmotte e un camoscio dietro, sia io che Michael abbiamo portato la mano alla tasca per filmare una Story, non c’era il cellulare e ci siamo goduti il momento: abbiamo imparato che a volte è meglio godersi lo spettacolo e viverlo appieno e che i social arriveranno domani. Poi che è importante mantenere una certa manualità, al di là delle comodità. Abbiamo avuto un sacco di difficoltà, come carattere mettiamo tutto sul ridere però ci siamo dovuti rimboccare le maniche”.
È stata l’ennesima sfida, per voi che vivete tutto in questo modo?
“Chi ha pensato il programma (Giorgio Di Falco e Andrea, con cui si è instaurato un ottimo rapporto) l’ha fatto su di noi, perché vogliamo sempre superarci. Quando potremmo riposare, preferiamo inventare nuove sfide o programmi, e dunque ci hanno proposto di cimentarci con questa esperienza. E lì sono nate nuove idee, perché hai tanto tempo per stare insieme, confrontarsi, chiacchierare. Ci sono tante risate ed anche momenti di confronto lavorativo e personale, un altro clic che io e Michael abbiamo fatto”.
Parlavi di idee..
“Ce ne sono alcune, grosse. Sappiamo come verranno, vanno lavorate e studiate, ora siamo concentrati sulla radio”.
I Blues Brothers ora sono pronti per l’Isola dei famosi?
“(ride, ndr). Calcola che non sapevamo dove saremmo stati, nemmeno che sarebbe stato in montagna (e Michael pensava al mare…). Noi l’abbiamo vissuto come un ‘togliamoci dalla frenesia e mettiamoci alla prova sulle cose pratiche’. Per alcuni sono facili, penso al pescatore. Non avevo mai pescato, subentra la goffaggine ma anche il fatto che se non peschi non mangi. Perfetti per l’Isola, dici? Se ci chiamano ci pensiamo! Poi anche senza trucco va bene lo stesso, altri entrano truccati e escono struccati, per noi non cambia nulla! Portiamo un po’ di Ticino. In coppia? Sì, ormai lavorativamente le idee nascono in due, c’è uno scambio di energie, in radio a tre con anche il pubblico, qui in due, noi e la natura”.
Non vi immaginate separati, potrebbe essere quella la nuova sfida?
“Potrebbe essere. Ora non ci stiamo pensando, le cose devono venire naturali e non forzate. Stare insieme è così naturale, le teste sono due ma siamo in simbiosi, tutto è pensato per la coppia”.