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11.03.21 - 16:110

Tra Meghan che voleva morire e Harry che se ne è vergognato: il lato sconvolgente dell'intervista con Oprah

Tra accuse di razzismo verso il piccolo Archie, a cui si voleva togliere il titolo a causa del colore della pelle, sino alla descrizione di una famiglia meravigliosa e di una ditta misteriosa, come ci si può vergognare della sofferenza mentale?

di Paola Bernasconi

Non so se posso definirmi un’appassionata della famiglia reale, forse sarebbe troppo, ma sicuramente una che il gossip lo segue e guarda i matrimoni in diretta tv con la lacrimuccia agli occhi sì. Non nego di essere sempre stata Team Kate, fan dei modi e dell’ascesa delle Middleton.

Ciò non toglie che l’intervista di Harry e Meghan, dove la protagonista è stata soprattutto l’ex attrice, con le mani perennemente sul pancione dove c’è la bimba che nascerà in estate, dopo l’interruzione drammatica di una precedente gravidanza, con Oprah Winfrey, mi ha sconvolta. Non tanto per le malcelate accuse di razzismo, con Meghan che ha spiegato come c’erano delle discussioni volte a negare a suo figlio Archie il titolo che gli spettava a causa del possibile colore della pelle, bensì per il racconto dello stato d’animo della donna.

In molti dubitano della veridicità di quanto detto e parlano di un’intervista orchestrata per far rumore e portare acqua al mulino della coppia di “fuggiaschi. Non so quale sia la verità ma certe parole di Meghan non possono lasciare indifferenti: e se fossero finte, beh allora non ci sarebbe davvero nulla da commentare se non deplorare l’uso di emozioni a fini propagandistici, ma voglio crederci.

La donna ha raccontato di essere stata sull’urlo del suicidio. D’accordo che si tratta di un’ex attrice, però non ho potuto fare a meno di provare dei brividi quando ha spiegato a Oprah che la sua non era un’idea astratta bensì qualcosa di concreto, capace di farle paura. Il paradosso della finzione, dell’essere sempre perfetti, è risaltata tragicamente quando Meghan ha parlato di un evento cui aveva partecipato con Harry. Un amico le aveva detto di non averli mai trovati più belli insieme, invece lei poche ore prima aveva confidato al marito di non voler più vivere e aveva chiesto di non lasciarla a casa da sola per paura di quello che avrebbe potuto fare. In quel periodo era incinta di Archie e ha continuato a spargere lacrime per i primi mesi di vita del bambino.

Cosa può portare una donna, sposata con l’uomo che ama, che guarda caso è un principe ma nel discorso non conta, durante il periodo magico della nascita di un figlio, a voler morire? È questo l’interrogativo angoscioso. Una risposta vera e propria non viene data, si parla di non protezione, di voci falsate mai smentite, a partire da quando lei fece piangere Kate (mentre a quanto pare fu il contrario, litigi che capitano in ogni famiglia).

Già, la famiglia. Non una qualsiasi, dove magari la suocera si mette di traverso o il nonno è il rompiscatole di turno. Si parla della famiglia reale e qui si avverte una dicotomia. Se i membri sono tutti meravigliosi, dalla regina in poi, compresi Kate e William, chi ha ferito Meghan? Lei e Harry parlano di “ditta”, di “risorse sociali”, come si si trattasse di un’azienda. E forse lo è. Ma da chi è composta, se i membri sono stati così meravigliosi? Chi ha imbastito un castello di bugie e razzismo capaci di portare sull’orlo del suicidio Meghan?

Nomi non se ne fanno. Harry, da sempre il figlio più colpito dalla tragedia della morte della mamma Diana, è parso l’uomo pronto a tutto pur di salvare la moglie, anche ad allontanarsi dall’amato fratello e dal padre, sognando di tornare in buoni rapporti. Una sua frase però mi ha lasciata basita Meghan ha spiegato di aver chiesto aiuto, addirittura di essere stata pronta a farsi ricoverare in una clinica per essere curata ma di non aver potuto, di essersi vista negare il sostegno. Ed è già mostruoso, perché nessuna famiglia, nemmeno se è quella reale, dovrebbe temere il disonore (quale, poi?) di qualcuno che ha bisogno di cure per problemi mentali. Come se non accadesse ogni giorno, come se fosse meglio farsi divorare e magari togliersi la vita. Allora, cosa avrebbero detto?

Ma quando Harry ha sottolineato di non aver mai parlato a quella famiglia tanto meravigliosa delle angosce della moglie perché si vergognava ad ammettere che avesse necessità di sostegno, sono stata male. Come si può vergognare di una moglie che soffre? Come si può correre dalle risorse umane, chiunque esse siano, invece che dai propri parenti? Cosa aveva di cui vergognarsi, di fronte alla sofferenza della moglie?

I problemi mentali, soprattutto ora col Covid, sono una realtà sempre più presente e per molti c’è ancora lo stigma che porta a non farsi curare. L’esempio della famiglia reale, che non ha aiutato Meghan, e di Harry che se ne è vergognato, è deplorevole, ancor di più di quanto lo siano le accuse di razzismo e della vita ovattata e irreale (con tanto di ritiro delle chiavi e della patente all’americana) di una realtà familiare che appare più quella di un’organizzazione soffocante che di una vera famiglia.

Se i membri reali siano realmente intrappolati, è difficile dirlo. Sicuramente la loro è una vita fatta di tanta apparenza che nemmeno possiamo immaginare. Ma il dolore di Meghan (sempre augurandosi non sia una finzione, il che sarebbe davvero terribile) mi ha commosso e smosso qualcosa. Se Harry l’ha portata via per salvarla da quella voglia di non vivere, ha fatto l’unica cosa possibile, davanti al rifiuto di un sostegno.

Ma ammantare tutto di vergogna, no. Non si può accettare. Non nel 2021. Bisognerebbe vergognarsi di vergognarsi della sofferenza, non della sofferenza stessa.

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