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13.02.22 - 09:170

La sessuologa: “I genitali hanno diritto al loro luogo nel mondo. Anche in pasticceria”

Kathya Bonatti commenta il caso di ‘Mr.Dick’: “Fanno bene a unire palato, piacere erotico e desiderio. Entrare è una scelta consapevole del cliente”

LUGANO – La prima volta in cui Kathya Bonatti vide una torta con un pene sagomato era a un compleanno e pensò che la festeggiata si sarebbe potuta offendere. Non successe. L’episodio simpatico introduce la chiacchierata che abbiamo fatto con la Life coach, formatrice e consulente in sessuologia, in merito al tanto discusso caso dei dolci a forma di pene e di vagina di ‘Mr.Dick’.

La pasticceria ha aperto da pochi giorni a Milano, suscitando tantissimo interesse, come dimostrato dalle lunghe code fuori dal locale (leggi qui). Per i proprietari lo scopo è poter parlare di sessualità in modo libero. Ma sono stati costretti a coprire l’insegna per una questione di decoro urbano, anche se si sono detti pronti a lottare (leggi qui).

Una vicenda particolare che rilancia il tema della sessualità nella società: la curiosità e il successo della pasticceria significa che c’è voglia di parlare del tema? E dover coprire l’insegna è sintomo di tabù nella società?

Ecco le opinioni di Kathya Bonatti in merito.

Cosa pensa dell’apertura di ‘Mr.Dick’, la pasticceria dove tutti i dolci sono a forma di pene o di vagina?

“Penso sia qualcosa di positivo. Le persone scelgono di entrare lì e sanno qual è il prodotto venduto, dunque è una scelta consapevole, come quando qualcuno va al sexy shop. Sanno benissimo cosa vanno a comprare. L’idea ha colpito la fantasia dei clienti, è positivo e i proprietari fanno bene a volere tante pasticcerie, perché uniscono il piacere del palato al piacere erotico e dei sensi e al desiderio. Trovo che sia positivo combinare tutto ciò che spesso adoriamo, come creme, cioccolata, fragole, frutta in genere, al piacere sessuale. Non ci sono effetti collaterali. Ma parlo di dentro il locale…”.

In che senso? Ci spieghi…

“Un cliente sceglie in maniera consapevole, come detto, di entrare. Per quanto riguarda la pubblicità, è diverso. Se è molto esplicita può offendere qualcuno. Se invece sono solo disegni ritengo che sia corretto potersi pubblicizzare”.

La vede come una pura azione di marketing o realmente è possibile che i proprietari vogliano lanciare un messaggio sul sesso libero?

“Per me entrambe. Da sessuologa penso che per ravvivare il desiderio si possono utilizzare dei giochi erotici che hanno a che fare con la panna o con i dolci, dunque è pertinente. È marketing ma anche un messaggio verso la sessualità libera. Perché non dovrebbero esserci dolci a forma di pene? Si possono comprare per scherzo, per stupire, per un regalo spiritoso”.

Perché alla gente i dolci di ‘Mr.Dick’ piacciono così tanto? Solo curiosità per la novità o c’è desiderio di esprimersi, anche attraverso dolci e gioco, su certi temi?

“Ancora una volta, tutte e due. La sessualità è associata al piacere e alla libertà e dopo un periodo così pesante trovo sia un modo carino per ravvivare il desiderio, per mettere il tema a mo’ di gioco, per farlo rientrare nella normalità. Passare un messaggio secondo cui gli organi genitali sono qualcosa di normale è positivo, hanno diritto al loro posto nel mondo. Durerà? Non lo so, mi viene da dire che se i dolci sono buoni sì…”

A chi si offende o trova il tutto volgare cosa risponde?

“Che fanno bene, se l’idea non piace, a comprare in quella pasticceria. Però se i manifesti sono delineati e disegnati con garbo, devono accettare che anche gli organi genitali hanno diritto a avere un luogo nel mondo. Diverso sarebbe se ci fossero delle foto, anche nei film per esempio non vengono mai mostrate persone nude, per rispetto”.

Allargando il discorso, ci sono ancora tanti tabù sul parlare di sessualità o c’è un’apertura?

“Tantissime persone usufruiscono di sessualità e pornografia ma non se ne discute mai abbastanza. Quando la gente sa che sono sessuologa mi riempie di domande, anche per strada o al ristorante. Si tratta di informazioni già dette, che potrebbero trovare su Internet o sui libri, ma sentono il bisogno di parlare della loro situazione. C’è una crescita esponenziale della pornografia che non è accompagnata dalla possibilità di discutere di certi temi. Molti uomini mi dicono che hanno fatto cilecca, per esempio: non ne possono parlare con gli amici e non vanno dai medici, anche solo sentirsi rassicurare che può succedere e che non sono robot li aiuta”.

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