Politica
07.12.16 - 12:590
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43
I Verdi denunciano, «esiste anche il dumping ambientale. Ecco cosa si può fare»
Da qualche anno, le varie aziende energetiche dei comuni prediligono energia "sporca": come mai? I Verdi spiegano il principio del PEC e il progetto Tiacqua, fra pessimismo e voglia di intervenire
BELLINZONA - A pochi giorni dalla bocciatura dell'iniziativa dei Verdi per un'uscita accelerata dal nucleare, il gruppo ecologista torna a porre l'accento sull'energia utilizzata in Ticino.
E il quadro che ne deriva non è dei più rassicuranti: sino al 2013, il 90% dell'energia fornita dalle distributrici ticinesi, con le sole eccezioni delle Aziende di Massagno, Airolo e Faido, è stata molto vicina ad essere al 90% d’origine rinnovabile a prezzi concorrenziali. Da lì in poi, ai clienti viene fornita energia grigia, senza rispetto apparente per l'ambiente e utilizzando persino energia di origine nucleare.
Per spiegare questi dati, bisogna fare un passo indietro. Come spiegano i Verdi, esisteva un Piano d'azione, denominato PEC, del 2013, che imponeva ad AET di «sul totale dell’energia fornita, dover offrire al consumatore finale in Ticino una quota parte minima del 90% di energia certificata di origine rinnovabile a prezzi concorrenziali». Tutte le aziende elettriche sono obbligate a pubblicare annualmente l’etichettatura sulla provenienza dell’energia elettrica fornita: non è un metodo perfetto, riconosce il partito, ma si dice certo che «più il mercato richiede certificati rinnovabili e più i produttori dovranno far capo a impianti esistenti o nuovi da fonti rinnovabili per soddisfare questa richiesta. Teoricamente se un giorno tutti i consumatori finali dovessero richiedere 100% energia rinnovabile, la produzione dovrebbe orientarsi a sua volta su 100% da fonti rinnovabili».
Per AET, tutto ciò può essere un'arma a doppio taglio, se il mercato non sarà disposto ad acquistare un prodotto pulito e locale. In ogni caso, per realizzare gli obiettivi, una delle strategie dell'azienda è stata denominata Tiacqua, che però comporta un maggior costo di 0.5 cent/kWh.
Sino al 2014, questo costo era assunto da AET, ma dal momento in cui è stato deciso un cambiamento, il crollo dell’energia certificata è stato marcato. Solo le Aziende Municipalizzate di Bellinzona (AMB), la Società Elettrica Sopracenerina (SES) e le Aziende Industriali di Lugano (AIL) continuano a acquistare il prodotto Tiacqua, mentre tutte le altre distributrici, comprese quelle situate lungo le centrali di produzione di AET in Leventina, forniscono ai loro clienti energia grigia (molta di questa estera). A Mendrisio, le AIM non acquistano i certificati da AET (certificazione rinnovabile UE) e l’AGE di Chiasso punta sul solare ma poi tutto il resto è nucleare. Altre distributrici nel 2015 hanno fornito quasi solo energia di origine non certificata, come Ascona, Massagno e Airolo.
I Verdi puntano il dito in particolare sulle Aziende di Stabio, «dove i consumi preponderanti sono dovuti all’Industria, dimostrano come i grandi consumatori, che possono rifornirsi liberamente sul mercato, non dimostrano alcuna sensibilità per l’ambiente e per il territorio. Invece di investire nell’efficienza energetica e acquistare energia certificata da fonti rinnovabili e locali, preferiscono rifornirsi con energia sporca».
Secondo il partito, dopo il dumping salariale ora esiste anche il dumping ambientale, con «scarsa fedeltà al prodotto certificato locale di parecchie distributrici (ormai libere di rifornirsi liberamente sul mercato) e l’assenza di qualsiasi politica di sostenibilità delle aziende ticinesi in materia di acquisto di energia elettrica». Le cause sono "la liberalizzazione del mercato elettrico per i grandi distributori, l’eliminazione dell’obbligo per le aziende distributrici ticinesi di rifornirsi da AET, l’affossamento degli incentivi per l’elettrificazione del parco veicoli ticinese, e la recente campagna contro l’iniziativa per un’uscita pianificata dal nucleare». I tagli annunciati a Ofima e Ofible non possono essere che una conseguenza, e i Verdi vedono nero anche il futuro dell'AET.
Per cui, propongono alcune soluzioni, come «la rinuncia all’apertura del mercato per i piccoli consumatori e l’integrazione delle aziende in un unico polo elettrico del Canton Ticino» e degli sgravi fiscali per le ditte che sceglieranno di acquistare energia pulita e investire nell'efficienza energetica, legando a questi obiettivi anche gli incentivi per la riduzione dei consumi energetici.
Francesco Maggi, Michela Delcò Petralli, Tamara Merlo, Claudia Crivelli Barella, Franco Denti e Maristella Patuzzi pongono anche delle domande al Governo:
«1. Il Consiglio di Stato, sulla base dell’evoluzione dell’etichettatura energetica nel periodo 2013-2015, ha una strategia per conseguire l’obiettivo del PEC: fornitura del 90% di energia certificata da fonte rinnovabile da parte di AET? Con particolare attenzione al mercato interno (distributrici ticinesi e grandi consumatori).
2. Il Consiglio di Stato condivide la necessità di estendere l’obiettivo del PEC (90% di energia certificata da fonti rinnovabili) anche alle distributrici, limitatamente al mercato vincolato?
3. Tenuto contro del caso AIM, non sarebbe opportuno rivedere l’obiettivo del 90% di energia certificata da fonte rinnovabile aggiungendo anche la condizione ‘e locale’? Con le riversioni AET disporrà di una grande disponibilità di energia certificata rinnovabile e locale.
4. Il Consiglio di Stato condivide e intende mettere in atto le proposte contenute in questa interrogazione per stimolare i grandi consumatori a investire nell’efficienza energetica e impegnarsi nell’acquisto di energia certificata rinnovabile di origine locale?
5. Quali altre possibilità intravvede il Consiglio di Stato per valorizzare l’energia rinnovabile prodotta in Ticino?»