Politica
11.06.17 - 12:020
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43
Gobbi, "la volontà popolare spazzata via una mattina di giugno. Su questo metto l'accento, non sulla mancanza di collegialità. Ma non mi arrenderò"
Il Consigliere di Stato leghista ribadisce la sua posizione. "I miei colleghi, forse, hanno ceduto a delle pressioni. Per esempio, col casellario abbiamo respinto chi aveva strangolato e bruciato un uomo..."
di Norman Gobbi, da Il Mattino della Domenica*Mercoledì scorso sarà un giorno che non dimenticherò facilmente: un giorno infausto per la storia politica del nostro Cantone. Mercoledì 7 giugno 2017 è stato infatti il giorno in cui la volontà popolare dei Ticinesi è stata sacrificata a favore dell'accordo fiscale tra la Svizzera e l’Italia.
Un accordo che non ha mai convinto fino in fondo. Un accordo che sarà figlio di una sorta di ricatto: o la misura straordinaria sul casellario viene annullata o non si firma l’accordo. Stiamo parlando però di due atti di natura diversa: la misura sul casellario è una misura per la sicurezza del Ticino e dei Ticinesi.
Un’azione introdotta per avere più controllo sull’immigrazione – come il Popolo ticinese ha più volte espresso in votazione popolare – e per evitare che sul nostro territorio entrassero a soggiornare o a lavorare persone con precedenti penali gravi o gravissimi. La firma dell’accordo sull’imposizione fiscale dei frontalieri – lo dice anche il nome – è di carattere fiscale e finanziario.
Credevo e resto convinto che la misura ticinese – che ha ottenuto il consenso del Popolo e del Parlamento cantonale e ora pure federale – sia una misura efficace! Sono state infatti 119 le persone cui abbiamo negato il permesso negli ultimi due anni. Numeri irrilevanti dice qualcuno, se confrontati con le quasi 48'000 domande trattate nello stesso periodo dall’Ufficio della migrazione.
Non direi proprio! Si tratta di 119 persone che hanno commesso crimini molto gravi. Appropriazione indebita, omicidio, rapina, detenzione illegale di armi e munizioni nonché “distruzione di cadavere continuato”. Che cosa vuol dire? Significa che questo criminale, che grazie alla nostra misura, non aveva potuto entrare in Svizzera, aveva strangolato un anziano signore e in seguito aveva dato fuoco al suo cadavere! Bagatelle secondo i soliti compagni...
Ma queste cifre dimostrano anche che la misura del casellario non è un atto discriminatorio. Ribadisco che si tratta di una misura di sicurezza e di ordine pubblico e non economica! 47'483 persone infatti hanno ottenuto il rilascio o il rinnovo del loro permesso: chi non ha nulla da nascondere, non ha nulla da temere. E non va dimenticato l’effetto dissuasivo ottenuto grazie alla misura.
Ma d’altra parte la stessa misura ha trovato la comprensione e l’approvazione da parte dei cittadini stranieri che non hanno mai inoltrato reclami contro la richiesta del casellario. Ora il Ticino potrebbe essere l’agnello sacrificale e – come avvenuto anche nel 1974 – rischiamo di essere gli unici a dover pagare la fattura per un accordo di cui beneficerà tutto il Paese.
Nel corso dell’anno abbiamo valutato se ci fossero soluzioni alternative, ma nessuna delle opzioni vagliate aveva la stessa efficacia e gli stessi risultati, quindi la variante era chiara: mantenere in vigore la misura sul casellario.
Non tutti i colleghi di Governo però erano della mia stessa opinione e forse hanno ceduto ad alcune pressioni. Claudio Zali ed io ci siamo trovati in minoranza e la misura sul casellario verrà a cadere quando Berna e Roma firmeranno l’accordo “sui frontalieri”. La voce della Lega dei Ticinesi - da sempre in prima linea per difendere la sicurezza del Ticino e dei Ticinesi – non è stata ascoltata. E ahimè la volontà popolare purtroppo è stata spazzata via in una mattina di giugno.
Su questo rimetto l’accento e non sulla rottura della collegialità come alcuni hanno sostenuto negli scorsi giorni. Questa decisione rischia di indebolire la nostra posizione oltre Gottardo. Ho espresso pubblicamente la mia opinione e il mio disappunto: questo è legittimo. Rispetterò la collegialità nella misura in cui come Capo Dipartimento applicherò la scelta del Governo, anche se non la condivido.
Sono contrariato, ma mai mi sognerei di venire meno ai miei doveri di membro del Collegio governativo.
Con i servizi del mio Dipartimento continuerò a mantenere alta la guardia su questo fronte e continuerò a far sentire la voce dei Ticinesi che, come il sottoscritto, vogliono un’immigrazione controllata. Non mi arrenderò e continuerò a combattere per il bene e la sicurezza del nostro Paese e di tutti i suoi cittadini.
*Consigliere di Stato leghista