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26.07.17 - 14:190
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

Frontaliera a 650 franchi, Fonio, "questa è tratta degli essere umani. Questa persona è stata presa per fame, come si può criticarla?"

Il sindacalista sul caso che tanto ha fatto discutere: "punto il dito contro imprenditori senza morale e etica. Quanto di buono ha la mia generazione l'ha ereditato da chi ci ha preceduto, dobbiamo ritrovare coesione sociale. E la questione salariale è basilare"

MENDRISIO – Il lavoro sempre al centro dell’attenzione. Il caso della frontaliera che ha accettato uno stipendio di 650 franchi per un posto part time da segretaria ha fatto discutere. E per il sindacalista OCST Giorgio Fonio, che abbiamo interpellato per un commento, non è un caso isolato, anzi. “Questa situazione non mi stupisce, denunciamo da sempre un abbassamento dei salari e uno sfruttamento di aziende che trovano nella vicina Lombardia trovano un bacino fertile per attingere manodopera qualificata a bassissimo costo”.

650 franchi però è proprio un salario davvero basso, che impressiona, non crede?
“Ricordo recentemente il caso dell’architetto a 7 franchi all’ora, e ce ne sono tanti altri. Quel che mi preoccupa è leggere gli attacchi della gente a questi lavoratori”.

In effetti, in più di uno hanno attaccato la giovane che ha detto sì, accusandola di svilire la categoria dei frontalieri. Cosa ne pensa?
“Il problema della divisione tra lavoratori è questo. La ragazza dice chiaramente di aver accettato perché altrimenti non avrebbe avuto un lavoro, è una persona che presa per la fame ha detto sì a una condizione assurda. Come si fa a criticarla? È impossibile. Bisognerebbe concentrare le forze per criticare e condannare chi offre questi salari. Se non ricordo male è una segretaria, e proprio recentemente la Commissione tripartita ha evidenziato come nel settore c’è dumping salariale e dunque si andrà verso un salario minimo generalizzato. La situazione nel campo è drammatico, oltretutto abbiamo quattro scuole di commercio, che futuro vogliamo dare a questi ragazzi?”

Secondo lei, è più facile sottopagare i frontalieri?
“Lo sfruttamento è generale, è più facile farlo coi frontalieri perché vi è un diverso sistema sociale. Loro hanno un supporto nullo dallo Stato e arrivano a una situazione di disperazione tale da accettare certe condizioni, che si ripercuotono sul lavoratore residente, che si vede abbassare il salario oppure essere escluso dal mercato”.

Ancor più del solito, nei commenti si è vista rabbia. Crede che una presa di coscienza, anche rabbiosa, possa essere la base per cambiare davvero qualcosa?
“È ciò che ho visto nel settore degli architetti, nessuno era più disposto ad accettare certe condizioni e ci si è dati da fare tutti assieme. È un esempio di ciò che dovrà avvenire un po’ ovunque, soprattutto nel terziario”.

Gli utenti danno la colpa a chiunque, dai datori di lavoro alla libera circolazione, dallo Stato ai frontalieri. Lei, se dovesse puntare il dito su un singolo attore, con chi se la prenderebbe?
“Innanzitutto con gli imprenditori che agiscono senza nessuna etica e morale, squesta è tratta degli essere umani”.

Se venire a conoscenza di casi del genere, come intervenite a livello sindacale?
“Denunciamo seduta stante. Quando entrano in vigore i contratti normali di lavoro, che sono poi dei salari minimi, buona parte del lavoro lo facciamo noi sindacati, segnalando continuamente casi, finché viene fatta un’indagine per stabilire se i salari sono corretti. Se lo sono tutto bene, altrimenti si procede a introdurre un contratto normale di lavoro”.

Lei è sindacalista oltre che politico e vede molte situazioni: Giorgio Fonio è rassegnato o ha ancora speranza di poter realmente migliorare la realtà?
“Ehe… Non bisogna mai mollare… Penso alle generazioni future, dobbiamo lottare per condizioni migliori. Ciò che noi abbiamo di buono oggi, penso anche alle assicurazioni sociali, lo abbiamo ereditato senza fare la minima fatica, la ma generazione non ha mai dovuto scendere in piazza o scioperare, è tutto frutto di chi ci ha preceduto. I miei coetanei e chi viene dopo deve prendere coscienza che nulla è regalato, se viene a mancare una certa mancanza di coesione sociale il risultato non può che essere peggio di quanto abbiamo ricevuto. Vanno recuperati coesione e spirito di solidarietà fra i lavoratori”.

Qualcuno critica i ticinesi per aver respinto il salario minimo a 4'000 franchi… È d’accordo?
“Il popolo ha comunque approvato “Salviamo il lavoro in Ticino”, il salario minimo per settore. Si sarebbe potuto aggirare il minimo di 4'000 franchi? Non lo so, penso che bisogna impegnarsi ad applicare l’iniziativa votata. La questione salariale è alla base, si possono mettere tutti i limiti che si vogliono ma senza di essa siamo ai piedi della scala”.


Paola Bernasconi
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