Politica
08.11.17 - 14:440
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43
Bertoli non concorda sulle cifre e non presenzia alla conferenza stampa. Il PS, "con i salari scelti dalla maggioranza del Governo, bisogna ancora ricorrere agli aiuti sociali"
Il socialista "esprime il suo disaccordo" sul messaggio riguardante i salari minimi, spiega il suo partito. "La forchetta del Consiglio di Stato è inammissibile, e vi diciamo perchè. Le prestazioni sociali non devono sovvenzionare le aziende che elargiscono stipendi insufficienti"
BELLINZONA - Anche il PS non è per nulla soddisfatto del messaggio riguardante il salario minimo: le cifre sono troppo basse, e i socialisti attaccano anche le basi su cui sono state calcolate. Inoltre, il Governo non si trova unito, dato che il Ministro Manuele Bertoli, come si vede dalla nota, non è d'accordo.
Sulla sedia a fianco di Christian Vitta, infatti, di solito occupata dal presidente di turno del Consiglio di Stato, non sedeva il socialista, bensì Claudio Zali. Bertoli ha scelto appositamente di non presenziare, per mostrare la sua contrarietà, come ci ha confermato il suo capogruppo Ivo Durisch.
Ad ogni modo, tornando alla nota, "il Partito Socialista esprime la sua più viva disapprovazione riguardo agli importi definiti dalla maggioranza Consiglio di Stato per l’introduzione del minimo salariale legale in Ticino. La forchetta proposta, da un minimo di 18,75 franchi all’ora a un massimo di 19,25 per cui anche il Consigliere di Stato socialista Manuele Bertoli esprime il suo disaccordo, è troppo bassa e non risponde all’esigenza formulata dal principio di “Salviamo il lavoro in Ticino!”, accettata più di due anni fa dai Ticinesi: “Ogni persona ha diritto ad un salario minimo che gli assicuri un tenore di vita dignitoso”.
L’introduzione del minimo salariale legale è una misura di politica sociale utile per combattere la povertà e il fenomeno dei working poor. Il Tribunale federale lo ha confermato con la sentenza dello scorso 4 agosto con cui ha respinto i ricorsi di padronato e associazioni economiche contro l’introduzione del salario minimo nel Canton Neuchâtel".
Passando alle spiegazioni più tecniche, "il salario minimo di 20 franchi all’ora definito dal Gran Consiglio neocastellano è stato calcolato sulla base del reddito determinante delle prestazioni complementari (PC) per l’AVS-AI. Una base di calcolo valida, riconosciuta su tutto il territorio nazionale per cui, in Ticino, si ottiene un salario minimo di 21,50 franchi l’ora o 3'740 franchi al mese. I premi cassa malati, che vanno presi in considerazione per calcolare il reddito che determina le PC dell’AVS-AI, sono infatti più cari in Ticino rispetto a Neuchâtel".
Invece, "la forchetta definita dalla maggioranza del Consiglio di Stato è inferiore ai 20 franchi all’ora e si riferisce alle prestazioni sociali del Cantone per una persona sola, non a quelle per un’economia domestica. Questa decisione non è accettabile proprio perché le economie domestiche che dispongono di bassi salari e che hanno dei figli a carico sono esposte in modo particolare alla povertà: senza l’aiuto sociale dello Stato, spesso, non potrebbero vivere dignitosamente. È quanto dimostra uno studio appena pubblicato dall’Alta scuola specializzata di Berna, che conferma l’allarmante aumento del tasso dell’aiuto sociale in Svizzera che tocca particolarmente le persone sole e le famiglie monoparentali. Un fenomeno ancora più accentuato in Ticino: i salari sono del 15-20% inferiori rispetto alla media nazionale, il tasso di povertà oltrepassa il 17% (più del doppio della media nazionale) mentre il tasso di rischio povertà è del 31%!".
"L’introduzione di un minimo salariale legale è una misura di politica sociale utile nella misura in cui permette alle persone che lavorano, anche quelle con figli a carico, di vivere dignitosamente. La forchetta definita dalla maggioranza del Governo implica invece che chi riceve questi salari sia comunque costretto a chiedere l’aiuto dello Stato. Non quindi ammissibile che lo Stato introduca un salario minimo, riconoscendogli lo statuto della legalità, che implica un suo intervento. Le prestazioni sociali sono previste per aiutare chi è in difficoltà, non per sovvenzionare le aziende che elargiscono dei salari insufficienti!", termina il PS.