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07.08.18 - 13:590

"A 6 anni, aveva una leucemia linfoblastica acuta: la cassa malati non pagò. Cosa si può fare?"

Bang, Fonio, Lurati, Dadò e Galeazzi interrogano il Governo in merito ai rifiuti delle casse malati di coprire i costi delle cure oncologiche ai bambini

BELLINZONA – I bambini e il cancro, una realtà che fa paura. E che è tornata di attualità dopo il caso del ragazzino a cui la cassa malati non voleva rimborsare un farmaco per una cura contro la recidiva di un sarcoma: l’associazione Quii da la cursa fece una colletta che raccolse molto più del necessario (tanto che i soldi verranno usati per altri progetti sempre nell’ambito) e la cassa malati poi fece marcia indietro.

Henrik Bang, Giorgio Fonio (che fanno parte dell’associazione), assieme a Ivano Lurati (primi firmatari), Fiorenzo Dadò e Tiziano Galeazzi (dunque esponenti di PS, PPD, Lega e UDC), tornano alla carica sul tema con un’interrogazione. Perché l’argomento tocca le paure di tutti, quella che un figlio si possa ammalare, e che i costi non vengano coperti.

“In Svizzera muore un minore di cancro ogni settimana mentre vengono colpiti da questa malattia 200 bambini sotto i 14 anni all’anno. Grazie a delle buone terapie e alle capacità dei medici, l’85% dei bambini che si ammala sopravvive. Già nel 2016 ad una bimba di 6 anni (cui viene diagnosticata, al San Giovanni di Bellinzona, una leucemia linfoblastica acuta) la cassa malati rifiuta di rimborsare totalmente le cure. Anche in questo caso i 3'200 Fr. extra li ha pagati la famiglia”, si legge nel testo, dopo il riassunto di quanto accaduto. 

“Il direttore dell’associazione Cancro Infantile in Svizzera Peter Lack afferma che la discussione sul rimborso delle cure non va fatta sulle spalle dei giovani pazienti oncologici. Rifiutare loro terapie salvavita è più che contestabile dal punto di vista etico. Se i casi dovessero moltiplicarsi, il legislatore dovrà intervenire d’urgenza per garantire un accesso equo alle cure. Non è accettabile che farmaci riconosciuti come utili alla guarigione non vengano rimborsati dalla cassa malati, gravando così sui genitori. Queste famiglie, già provate dalla malattia e dall’angoscia di perdere il loro figlio, devono sopportare quotidianamente spese extra, non possono fare fronte anche ai costi delle cure. Se alcuni medicamenti non sono accessibili (per motivi finanziari) è la vita stessa di questi bambini e adolescenti che viene messa a repentaglio”.

“Nel caso specifico del presente caso un’associazione si è incaricata di una raccolta fondi e grazie alla solidarietà e alla generosità di tanti cittadini in poco tempo si è superato ampiamente la somma necessaria. Grazie ad una forte pressione mediatica la cassa malati, in poche ore, ha cambiato la sua decisione e ha deciso di pagare totalmente il farmaco. Riteniamo tuttavia che il cittadino non si debba sostituire ai doveri di una cassa malati e di uno Stato moderno e civile come il nostro”.

Dunque chiedono:

“1. Il Consiglio di Stato è a conoscenza di casi in cui delle casse malati rifiutano il rimborso di trattamenti in ambito oncologico e/o in altri ambiti riconosciuti a livello europeo e prescritti da medici specialisti?

2. Il Consiglio di Stato ha constatato un aumento dei casi in cui il rimborso di trattamenti e/o di terapie salvavita viene respinto dalle casse malati benché siano stati prescritti da medici specialisti?

3. Quali strumenti legali possiede il Consiglio di Stato per intervenire? Come intende il Consiglio di Stato agire affinché questi spiacevoli episodi non avvengano in futuro?

4. Intende il Consiglio di Stato intervenire tramite la deputazione ticinese alle camere federali per evitare che situazioni simili non vengano a riproporsi in futuro?"

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