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Politica
01.09.18 - 13:390

"Ci battiamo contro le concezioni integraliste di PPD ed anche Lega. Cosa sono le radici?"

Diego Scacchi presenta l'iniziativa per un Ticino laico: "è in atto una secolarizzazione, in cui la religione non è più un fatto pubblico ma privato. Sfruttiamola per togliere i privilegi"

BELLINZONA – Un Ticino laico, ovvero senza privilegi per nessuna religione, approfittando di un periodo di secolarizzazione in cui la fede è sempre più qualcosa di privato. 

Fra i promotori dell’iniziativa che sarà lanciata a giorni e che già sta facendo discutere c’è Diego Scacchi.

Per chi ha poca dimestichezza coi termini, gli articoli di legge eccetera, in che consiste la vostra iniziativa?
“Nell’introdurre in Ticino la separazione fra Stato e Chiesa, nell’eliminare la situazione attuale che prevede il riconoscimento quali personalità di diritto pubblico la Chiesa cattolica e quella Protestante, con i relativi privilegi connessi, e nel mettere tutte le religioni sullo stesso piano, nel senso che non ci sarà nessuna interferenza fra l’attività dello Stato e quella delle Chiese”.

Quali sono questi privilegi che desiderate togliere?
“Per esempio il fatto di godere di sussidi, sovvenzioni, particolari presenze nei mass media, riconoscimenti rispetto ad altre istituzioni”.

Le persone senza religione sono il 18%, avete scritto. Avete lanciato l’iniziativa perché in molti non si riconoscono più nelle religioni “classiche” o perché sempre più invece credono a altre, vedi i musulmani?
“È una questione di principio, per introdurre la separazione fra Stato e Chiesa, ovvero nessuna mescolanza fra le loro attività, indipendentemente dalle religioni in sé stesse. Favorire altre religioni che si stanno facendo largo nella società? Il nostro intento non è privilegiarne una rispetto ad un’altra, tanto meno un’altra rispetto alla cattolica, sono problemi che non ci interessano. Lo scopo non è quello”.

C’è un motivo particolare per cui viene lanciata adesso, inizio settembre?
“Non è stata una scelta deliberata. Si è discusso dell’opportunità di lanciare un’iniziativa di questo tipo e siamo partiti. Non è stato deciso il periodo perché lo riteniamo particolarmente favorevole, ritenevamo utile lanciare la proposta”.

Del vostro gruppo fanno parte soprattutto esponenti radicali e di sinistra. Il PPD ha reagito duramente, se lo aspettava?
“Il PPD naturalmente ha come obiettivo quello di considerare la religione un fatto pubblico, mentre noi la riteniamo un fatto personale, se preferisce privato. Confidiamo che anche dei cattolici che non si riconoscono in certe concezioni partitiche come quella pipidina, o pipidini che non sono d’accordo su questo punto, aderiscano alla nostra iniziativa proprio perché dà una maggior libertà alla Chiesa Cattolica”.

I pipidini sostengono che voi, in un momento difficile come questo, volete togliere le radici, per loro più che mai necessarie?
“Le radici non hanno nessuna relazione con la nostra iniziativa. È ora e tempo di finirla di parlare di radici, un termine pretestuoso che vuol dire tutto e niente. Non serve ad altro che a giustificare certe concezioni integraliste come quelle che emergono dal comunicato del PPD. Del resto è un’idea non solo pipidina ma anche leghista, contro la quale noi ci battiamo: le radici del Ticino sono quelle che sono, storicamente hanno avuto importanza e sono tutt’ora presenti come valore storico ma non devono influenzare quella che è la concezione moderna della vita politica”.

Il fatto che la Chiesa mondiale, con gli scandali pedofilia, sia in un momento difficile, vi rende ancor più convinti della necessità della separazione dei poteri?
“Non c’entra nulla, sono questioni interne alla Chiesa su cui non vogliamo interferire. Sicuramente viviamo un momento di secolarizzazione, già da parecchi anni, nel quale la religione non è vissuta più come un fatto pubblico, come un punto di riferimento non solo personale ma anche della collettività. Approfittiamo di questa laicizzazione della società per sensibilizzare i cittadini sulla possibilità di separare attività della Chiesa e attività dello Stato”.

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